Creiamo "Altro"...

mercoledì 2 ottobre 2013

New Age: la formula vincente per la catastrofe





Tra le mie amicizie cosiddette New Age, addirittura tra alcune carissime, mi è capitato più volte di osservare un modus operandi allarmante: la simulazione estenuante dello stare bene a tutti i costi e di essere felici.

Nel mondo New Age, molte organizzazioni o gruppi cosiddetti spirituali, guru e i soprannominati operatori di luce "rivelano" ai loro seguaci la necessità di pensare sempre positivo e di concentrarsi solo sulla luce.

Lo credo bene che chi s'imbarca in questa visione del mondo di parte non avrà mai l'aiuto vero e necessario per essere sereno, completo ed integro, rischiando così di perdere la propria autenticità e sanità mentale per la continua negazione e repressione della propria parte denominata "negativa".

Come dice il filosofo-scrittore danese Soren Kierkegaard "ci sono due modi per essere ingannati. Uno è quello di credere a ciò che non è vero, l'altro è quello di rifiutare di accettare ciò che è vero". Soffriamo perché crediamo a verità false che non sono a nostro beneficio oppure perché ci rifiutiamo di accettare la verità.

Vuoi realmente fare il lavoro su te stesso?

In tal caso, dobbiamo assolutamente andare dentro la nostra "ombra"!
L'ombra è la chiave, l'ombra è dove c'è la risposta...la nostra parte ombra, la parte ombra della società, la parte ombra del collettivo, la parte ombra individuale, nella famiglia e in ogni situazione che ci troviamo ad affrontare di volta in volta.


Solo se si prende in considerazione la nostra parte ombra possiamo trovare la vera liberazione e quella vibrazione che frantuma ogni zavorra mentale, trovando così la nostra integrità personale. Perché altrimenti concentrandosi solo sulla "luce" non ci si libererà mai spiritualmente, psicologicamente etc...e non solo, succederebbe che ci si appesantirebbe ancora di più, diventando di fatto una formula vincente per la catastrofe!

Una delle ragioni per cui la maggioranza di questi "falsi" maestri della luce indica costantemente come "la via" quella di concentrarsi solo sulla luce, è perché sa bene che in questo modo viene creato un cliente a vita visto che non si ottiene alcuna vera risposta o alcuna reale soddisfazione. Si passa così da un guru, una tecnica, un movimento, una religione, un metodo o un corso ad un altro...per l'eternità. E se non ci credi, guardati in giro!

Quando si viene abusati da qualcuno o per esempio si diventa un target di uno psicopatico puro non si riuscirà ad trovare alcun sollievo finché non si faranno i conti con l'unico dato di fatto reale ossia che l'individuo che si è approfittato o si sta approfittando non ha assolutamente alcuna "luce" in sé. Solo quando si affronta l'oscurità si può vedere la luce o meglio lo spiraglio di luce come via d'uscita, riuscendo ad uscirne fuori, liberandosi e ripristinando così la propria integrità personale!

La maggior parte dei movimenti ed ideologie della New Age sono stati corrotti ed utilizzati per condizionare le persone a non guardare ciò che è "negativo". 

Sei negativo se parli della manipolazione mentale oppure quella persona è negativa quindi bisogna evitarla...NON VEDO IL MALE, NON PARLO DEL MALE E NON ASCOLTO IL MALE. 

Questa ideologia non porterà a nulla e non aiuterà mai a capire come le cose sono realmente. La sindrome della testa sotto la sabbia dello struzzo porta solo a negare la realtà e a non vedere la verità per quello che è veramente. E' necessario affrontare il cosiddetto "negativo" ed il male iniziando da se stessi per guardare tutta la realtà e trovare così per ciascuna situazione una soluzione o una via d'uscita.
Dobbiamo cominciare a vedere ed imparare che l'imperfezione è una bella cosa e che ci permette di prendere consapevolezza dei nostri lati oscuri per poi affrontarli e migliorarli.

Infatti questo voler concentrarsi solo sulla luce è molto pericoloso perché giustifica le persone a non prendere possesso della propria ombra, allontanandoli da sé stessi e prevenendo così la possibilità di ciascuno di diventare lo sciamano di se stesso...rendendoci più facilmente programmabili e quindi controllabili. 

Per esempio la questione fondamentale con gli Stati Uniti è che, piuttosto che ammettere che sono davvero un impero malefico controllato da diaboliche multinazionali con programmi psicopatici e che sono la peggiore nazione sul pianeta chiaramente non a causa della mentalità della gente americana, ma a causa del fatto che oramai comandano le multinazionali psicopatiche, (e che cosa fanno?) preferiscono aspettare la figura salvifica tipo John Wayne che arrivi sul suo cavallo al tramonto come unico possibile rimedio ai loro mali!

Gli americani vogliono un eroe patriottico (come anche Gesù mascherato da Superman etc..) ed è per questo motivo che hanno votato appieno il culto di Obama. Piuttosto che accettare che le cose stanno andando veramente male e che dovrebbero essere profondamente cambiate alla base e che il lato oscuro degli Stati Uniti dovrebbe essere affrontato una volta per tutte estirpando e rimuovendo completamente l'inquinamento psicopatico in tutte le aree di potere (business, finanza, politica, esercito, chiesa, etc...), non vogliono confrontarsi con il lato oscuro della nazione pensando di aggiustare il tutto votando un eroe...ed è certo che questo non risolve niente, anzi!
Forse è giunta l'ora che gli americani impareranno la loro lezione poiché l'oltraggioso bugiardo Obama sta proprio cercando la catastrofe...peggio di Bush visto che quest'ultimo non si atteggiava a fare il salvatore capace di risolvere tutti i mali del mondo!
E questo perché? Perché gli Stati Uniti, in quanto nazione, non si sono ancora confrontati con la loro ombra!

Stessa situazione in Italia come d'altronde nella maggior parte dei paesi occidentali...

Finché non affrontiamo il nostro lato oscuro o la nostra ombra, eliminando la negazione della realtà, non arriveremo mai alla piena potenza individuale della nostra persona e il ripristino della nostra integrità personale. Il modus operandi psicopatico ha talmente paura del potere individuale di una persona integra, che costruirà continue visioni del mondo e figure salvifiche strategiche per evitare che l'umanità faccia individualmente il proprio lavoro. Esternare il nostro lato ombra nel collettivo della massa invece che affrontarlo metodicamente, volta dopo volta, singolarmente, ci porterà a fare il gioco degli psicopatici che raggiunta la massa possono poi imporre tutto quello che vogliono facendola diventare così una sistematica graduale ed accurata operazione scientifica. E questa sistemica operazione scientifica non è nient'altro che il prodotto del lato oscuro il quale identifica, permea il male coprendolo con una patina di bene, costringendo a continui calcoli per avere ragione nei torti più flagranti, ti fa ammalare etcc etcc etcc...    

NON FACCIAMO COME GLI STRUZZI... GUARDIAMO IN FACCIA LA REALTA', MA NON PER SPAVENTARCI (la paura va affrontata "a priori" in chiave esistenziale e "spirituale"), BENSI' PER RICAVARNE DETERMINAZIONE E CORAGGIO PER CAMBIARE LA STORIA, CHE "LORO" HANNO GIA' SCRITTO...

Ricordiamoci sempre che il potere della nostra integrità personale è fenomenale ed è essenziale per CREARE "ALTRO".



Se non si parla del male, non si vede il male o non si ascolta il male...non si è un Essere Umano Empatico e si rimane una scimmia...
Anche se "sagge", erano pur sempre solo scimmie guardiane simboliche del mausoleo dello Shogun Tokugawa Ieyasu, che da brave schiave erano incaricate di evitare che il chiacchiericcio dei visitatori alla tomba interrompesse il sonno dello Shogun. 


lunedì 29 luglio 2013

Sei davvero una brava persona?

Sei davvero una brave persona?
Sei una persona con integrità personale?
Sai la differenza tra bene e male?
Sai cosa significa avere consapevolezza e buon senso?
Secondo Mark Passio, ricercatore indipendente esperto delle leggi naturali universali, essere una brava persona significa avere consapevolezza ed avere consapevolezza significa avere buon senso. Avere buon senso, a sua volta, significa conoscere la differenza tra bene e male. Ossia avere consapevolezza.


Conoscere la differenza tra bene e male si manifesta nel continuo interesse ed impegno a conoscere e ad esercitare la differenza tra bene e male. Un lavoro approfondito su se stessi che richiede comunque l'azione che conferma la scelta fatta, dimostrando così il proprio libero arbitrio. Dentro di noi sappiamo tutti qual è la differenza tra bene e male, solo che molti di noi scelgono volontariamente d’ignorarlo. L'individuo che in un qualsiasi modo danneggia o inganna un altro essere vivente o anche se stesso, (fisicamente, psicologicamente, emotivamente, socialmente, economicamente, etc.) in realtà esercita il male. E secondo le leggi naturali universali non c'è alcuna giustificazione che tenga. Ogni azione avrà la sua congrua conseguenza e ripercussione. Le leggi naturali universali ci dicono che il male è oggettivo, anche se è stato fatto di tutto per condizionarci e farci credere che il male sia soggettivo, e quindi relativo. Che lo si voglia oppure no, che lo si sappia oppure no questa legge è sempre in funzione, così come la legge di gravità.

I luciferiani – ossia il piccolo gruppo che in questo momento storico esercita il controllo sul pianeta, l'élite che si sente privilegiata, con la scusa di essere l'unico gruppo a detenere il Sapere e per tale motivo, a detta loro, possono dirigere il resto della popolazione mondiale – lo sanno molto bene, visto che conoscono approfonditamente le leggi naturali universali. Per controllare le masse è necessario ingannarle con la manipolazione della percezione, introducendo false visioni del mondo. Per "farla franca" e sapendo bene che la maggior parte degli individui è programmabile, non agiscono mai direttamente (è solo l'azione, infatti, che produce delle conseguenze), ma indirettamente e di nascosto. Per manipolare gli individui viene provocato uno sbilanciamento cronico dei due emisferi del cervello, per mezzo di sistemi di credenze e valori strategici.


Quando l'emisfero sinistro intellettuale maschile è cronicamente dominante si tende ad avere: scetticismo rigido, scientismo, ateismo e autoritarismo, che portano l'individuo a sopprimere i propri sentimenti e ad utilizzare principalmente il cervello rettile. Trasformandosi così in un predatore-psicopatico secondario. Questo individuo si crederà superiore e privilegiato, e penserà di avere il diritto di dominare gli altri, esercitando il suo potere tramite la violenza, l’inganno e la manipolazione. Questi individui si trovano soprattutto nella classe dominante e credono fermamente che alcuni prescelti siano i padroni del mondo, mentre ai rimanenti spetti il ruolo degli schiavi. L'individuo senza compassione è il risultato della soppressione del principio sacro del femminile della non-aggressione.

Quando è l'emisfero destro intuitivo femminile a dominare cronicamente, si avrà la tendenza ad essere ingenui senza un vero contatto con la realtà, a credere ciecamente, ad essere un religioso estremista, a pensare come uno schiavo sopprimendo l'istinto di sopravvivenza. L'individuo penserà che se abbandona il proprio libero arbitrio e la propria responsabilità, verrà qualcuno (governo, Dio, Dei, guru, alieno o figure mistiche) che lo salverà. E questo, di conseguenza, lo porterà a sottomettersi alle autorità accettando qualsiasi ordine a cui obbedire per farsi "accettare" dal gruppo scelto. Al giorno d’oggi il sistema dei valori religiosi che con più successo porta maggiormente alla soppressione dell'emisfero maschile e quindi alla mancanza d'equilibrio dei due emisferi è la religione New Age. L'individuo che non si difende dalla violenza e dall'usurpazione di ogni genere è il risultato della soppressione del principio sacro maschile dell'autodifesa.


Per manipolare le menti, i luciferiani sanno bene che il migliore ed unico modo è quello di causare lo squilibrio tra i due emisferi cerebrali architettando a tavolino delle ideologie, dei sistemi di pensiero, di credenze e di valori per incastrare le persone, sbilanciandole cronicamente. Per realizzare questo progetto si "servono" pienamente del governo, delle sue leggi e del sistema monetario. Il governo che "serve" i luciferiani farà il lavoro "sporco" del controllo mentale.


Con questa premessa, secondo Mark Passio, una brava persona avrà interesse a conoscere la vera differenza tra bene e male, e non quella che gli viene sbandierata in ogni dove, creando grande confusione. Questi si eserciterà continuamente tramite l'azione per esprimere la sua scelta grazie al libero arbitrio, sapendo che questa azione, allineata alla sua scelta, lo porterà a mantenere l'equilibrio di entrambi gli emisferi, le piene facoltà mentali ed il buon senso.


Sempre secondo Mark Passio non è possibile obbedire ed esercitare la propria consapevolezza simultaneamente. Se, per esempio, si comprende come lavorare per quelle banche che stanno agendo contro gli Esseri Umani sia profondamente sbagliato, il continuare comunque a lavorarci poiché si ha bisogno dello stipendio porta l'individuo a non esercitare la propria consapevolezza, perché l'azione del rimanere ancora a lavorare dentro la banca equivale a scegliere "il male", e continuare a sostenere ancora un sistema ingiusto che causa danni agli Esseri Umani. Ciò gli procurerà lo sbilanciamento dei due emisferi. 


Indubbiamente ci vuole un grande coraggio per esercitare la propria consapevolezza. Stando alle leggi naturali universali, quando si ha la conoscenza è importante condividerla il più possibile come azione richiesta della scelta operata, e anche qui ci vuole assolutamente l'elemento essenziale di un grande coraggio. E' vero che la verità non può mai essere distrutta, ma potremmo essere distrutti psicologicamente quando ci rifiutiamo di difenderla. Per difendere la verità ci vuole inevitabilmente del coraggio...


A detta di Mark Passio esiste una sola semplice legge: "più si esercita l'integrità personale, prendendo conoscenza di cosa sia davvero il bene e il male in maniera oggettiva, secondo le leggi naturali, più aumenta la consapevolezza e la libertà. Al contrario, meno esercitiamo la nostra integrità personale, meno abbiamo consapevolezza e più la libertà diminuisce..." 


Se si crede nelle autorità o nel fatto che le attuali governance siano giuste, in realtà si sostiene la violenza e la schiavitù. Si accetta il fatto che alcune persone siano proprietà di altre, e che debbano obbedire anche con la violenza. Il governo esercita il controllo attraverso la violenza ed il sistema monetario, e se non si è capaci di vedere questa realtà c'è qualcosa che non funziona nel cervello: ossia, molto probabilmente, siamo in presenza di uno squilibrio tra i due emisferi.


La cosa grave, dice Passio, è che la maggior parte della gente crede di essere una brava persona, ma continua a sostenere il lavoro del male; "ignorando" volutamente, per comodo, la differenza tra il bene e il male. I media ci fanno credere che accettando la propaganda si diventa una brava persona, ma non si è una brava persona se non ci si esercita a conoscere la differenza tra bene e male e al passare all'azione, in piena armonia, con le leggi naturali universali. Il controllo ed il sistema schiavista limita il libero arbitrio tramite la distruzione delle possibilità; la vera libertà, invece, include infinite possibilità...


Anche chi conosce, ma non passa all'azione, non si sta prendendo la responsabilità per la propria vita, che diventerà così fuori controllo. Si assume responsabilità quando si agisce applicando l’intelligenza e la forza in un progetto che ci porta ad essere causa attiva, dunque ad essere risolutivi.  In altre parole, colui che ammette di avere fatto qualcosa, nel bene o nel male è responsabile. Colui che invece non passa all'azione, e quindi non prende responsabilità, è indicato come il tiepido nell'apocalisse, l'ignavo nella divina commedia di Dante e l'indifferente negli scritti di Gramsci... 

NOI SCEGLIAMO DI UNIRCI, TRA LE TANTE PERSONE RESPONSABILI E STRAORDINARIE, ANCHE CON MARK PASSIO: PER DIVENTARE DIFENSORI DELLA VERITA'. E TU?


Un ultima domanda: "sei uno schiavo?" E cosa significa essere davvero liberi?


Qui uno schemino fatto da Mark Passio che potrebbe aiutare a rispondere.

Legge naturale                                 Espressione positiva                                   Espressione negativa
universale

domenica 21 luglio 2013

killer elite e lo straordinario esempio dell'Islanda

Questo video è dedicato a tutte le vittime della + spietata arma di distruzione di massa, i soldi...e chi li manovra è disposto a distruggere popoli lentamente, e persone velocemente quando provano a ribellarsi senza violenza, denunciando, ma mostrando una strada alternativa alla propria gente riuscendo ad aggregare tantissime persone. Abbiamo scelto di mettere Thomas Sankara alla fine del video, perché è stata una delle persone + diffamate e calunniate. Sperando che la sua, come tantissime altre morti non siano avvenute invano, lo ricordiamo, diciamo speriamo perché ogni giorno assistiamo alla totale indifferenza della gente di fronte agli stessi meccanismi che stanno continuamente applicando in Europa, e in italia per essere ancora + chiari
Ringraziamo l'amico Silvano per la segnalazione video.



giovedì 18 luglio 2013

PREFERITE UNA COMODA BUGIA O UNA SCOMODA VERITA' ? di Anio Fusco Celado

Denuncio il carattere fraudolento della democrazia nella quale viviamo, smascherandola e definendola apertamente come la dittatura della classe che possiede il mercato in una società dominata dal mercato e dalle sue regole, quindi come la dittatura in forma apparente di democrazia dei produttori, o reali proprietari dei mezzi di produzione, su tutti coloro che le regole del mercato le subiscono anche solo come piccoli azionisti ma soprattutto come merce-della-forza-lavoro, ossia i proletari (salariati) ma anche i sottoproletari (cioè precari e discoccupati, potenziale forza lavoro di riserva e di ricatto nei confronti della forza lavoro “titolare”), e nei confronti dei lavoratori piccolo borghesi come gli artigiani, i commercianti al dettaglio, ecc.

La cosiddetta democrazia che le classi dominanti ci vogliono far intendere “non perfetta ma perfettibile”, è in realtà un inganno totale, e tale imbroglio diventa evidente se cominciamo ad osservarla bene da vicino, nella forma e nel contenuto.
Osserviamola allora: chi siede nei parlamenti occidentali?
Non certo operai o proletari o contadini o lavoratori in genere, ma sempre e solo i rappresentanti di classi e categorie sociali molto privilegiate, dai liberi professionisti ai professori universitari, dagli avvocati ai politici cosiddetti di professione, e tutti quanti sono spesso anche o imprenditori oppure presentano incestuosi conflitti di interessi con il potere imprenditoriale, multinazionale e finanziario.
Non solo, ogni democrazia si fonda sul consenso ottenuto da questo o da quel partito o movimento, ma quale sproporzione di potere reale (e di strumenti di pressione) esiste nella democrazia borghese tra i partiti che difendono gli interessi dei possessori di capitali e gli altri partiti difensori di interessi diversi (a volte solo in apparenza)?
La risposta è: enorme; smisurata sia per mezzi a disposizione (che in concreto significano proprietà di radio, giornali e televisioni), sia per organi capaci di orientare l’opinione pubblica attraverso molteplici forme di intrattenimento, tra cui la selezione e la diffusione “ad hoc” delle notizie è soltanto un aspetto marginale.

Oltre a ciò, concentriamo la nostra attenzione sul fatto che ogni democrazia rappresentativa borghese ha le sue leggi elettorali, ed i suoi sistemi istituzionali attuativi della “volontà del popolo sovrano”.
E qui veniamo davvero al punto, alla massima espressione dell’inganno: la privazione di istituti referendari propositivi, la mancanza di un quorum per le elezioni politiche in grado di rappresentare il voto di protesta dell’astensione (che in alcuni paesi supera di molto il 50% degli aventi diritto); la distorsione creata dagli immancabili appelli al cosiddetto “voto utile”, l’assenza di vincoli di mandato per chi assume la rappresentanza del mandato popolare (quindi libertà di tradire a piacimento le promesse fatte agli elettori senza conseguenze penali), la somiglianza tra partiti che non offrono vere alternative economiche; gli ostacoli insormontabili inseriti direttamente nelle Carte Costituzionali, la discutibilità intrinseca ai meccanismi di formazione delle maggioranze già evidenziata nel XVIII secolo dal marchese de Condorcet e conosciuta appunto come “Paradosso di Condorcet” (paradosso confermato poi dall’economista statunitense Kenneth Joseph Arrow, vincitore del Premio Nobel per l'economia nel 1972).
Tutte questi dispositivi distorcenti della volontà popolare, presenti in misura maggiore o minore in tutte le democrazie occidentali, contribuiscono a trasformare davvero la tragica frode ai danni della volontà popolare in una farsa, in una presa per il culo spesso evidente, e persino noncurante della propria evidenza.
La controprova? Sempre più il voto si lega alle personalità politiche e meno alle idee. E che decide quali persone debbono presentarsi al popolo nelle gare elettorali?
Ad un certo punto spunta un leader, sembra che questo leader sia stato scelto dal popolo, in realtà non è mai così, piuttosto è sempre abilmente imposto al popolo dall’alto, spesso da poteri occultati nell’ombra.
Questo candidato leader si presenta alle televisioni e recita il suo copione, deve ovviamente essere fascinoso e buon oratore, come se l'intelligenza politica e la capacità del buon governo fosse un concorso televisivo. Ma chi lo ha selezionato?
Di volta in volta emerge il leader più “bravo”, più capace, e ciò nasconde l’aspetto che deve rimanere in ombra, ed è l’aspetto essenziale: la buona politica non esiste, poiché essa non è una questione di bravura tecnica o di capacità, ma di scelte dolorose per una parte del popolo. La politica è la rappresentanza di interessi non conciliabili tra loro; non esiste politica in grado di accontentare tutto il popolo perché il popolo non è un ente monolitico indifferenziato, piuttosto il popolo si costituisce di tante fasce sociali con interessi contrapposti.
Nonostante la scomposizione ed ibridazione di classe delle società contemporanee, esiste ancora una netta differenziazione economica tra le classi sociali.
Così recita Wikipedia: “Il proletariato e i proletari costituiscono la classe sociale il cui ruolo, nel sistema di produzione capitalistico, è quello di prestare la propria forza lavoro dietro il compenso del SALARIO O STIPENDIO. Quindi il proletariato, secondo la più popolare accezione (di derivazione marxista) è la classe sociale di lavoratori dipendenti, privi della proprietà e del controllo dei mezzi di produzione e possessori di una sola merce da vendere: la loro forza-lavoro.”
Spesso l’ignoranza, purtroppo, tende a confondere la proprietà della casa in cui si vive, ad esempio, con il possesso dei mezzi di produzione, che sono altra cosa. Ed abilmente il capitalismo ha contribuito a mescolare le carte producendo enormi differenze di compenso tra proletari e proletari. Ma la sostanza indicata da Marx non muta (per quanto le sue indicazioni sulla lotta di classe debbano essere aggiornate): in molti paesi la stragrande massa delle persone vive con il solo stipendio, e questi compongono una classe sociale chiamata proletariato.

Esistono poi forme più subdole ma molto efficaci di condizionamento delle coscienze, le quali conducono all’accettazione del pensiero unico che non ammette alternative all’attuale sistema economico-politico.
Tali forme ipocrite, infide e dissimulatrici vanno dalle particolari caratteristiche di eventi sportivi di massa, ad altri “cliché” di distrazioni di massa attuati attraverso particolari prodotti dell’industria dell’intrattenimento, dai quali persino i prodotti della cosiddetta industria culturale non si discostano (Scuola di Francoforte docet).
Non solo, quindi, editori ed edizioni che non avrebbero alcuno scopo d’esistere se non quello di permettere il superamento della massa critica dell’offerta “culturale”. Offerta tanto vasta, superflua ed effimera da raggiungere facilmente lo scopo voluto: la confusione dell’utente, l’inadeguatezza del sentirsi cittadino a fronte di una sovrabbondanza di saperi specialistici, il senso di relatività delle proprie opinioni, il disorientamento da sofismo fino alla dissonanza cognitiva ed all’inerzia; ma anche strutture sociali e socializzanti organizzate (tra cui gli stessi sindacati dei lavoratori), finalizzate ad uno scopo ben preciso: intimorire, deprimere, sviare, inoculare la certezza dell’impotenza convertendo così al fatalismo della rassegnazione.

L’intero tessuto sociale di relazione è impregnato da strategie di cooptazione che hanno lo scopo recondito di prevenire, rendendo risibile o invisibile, ogni alternativa organizzativa all’attuale forma sociale del capitalismo globalizzato.
Molti aspetti iper-organizzativi, apparentemente felici della vita quotidiana, si prestano a questo strategia, la quale è stata messa a punto a partire dall’esperienza del periodo fascista italiano, in cui per la prima volta si sperimentò l’organizzazione capillare di eventi socializzanti, quali ad esempio le colonie balneari, ma non solo.
Tali fenomeni, prima inesistenti, hanno raggiunto il loro acme nella società giapponese, la quale ha conseguito da questo punto di vista il massimo dei risultati finora raggiunti.
Chi pensa che questa analisi pecchi di esagerazione paranoica, rifletta sulle seguenti parole di Avram Noam Chomsky, linguista di fama mondiale, filosofo filosocialista, teorico della comunicazione statunitense, professore emerito di linguistica al Massachusetts Institute of Technology, nonché padre fondatore della psicolinguistica: “Esiste un complesso sistema di filtri, sia nei mezzi di informazione che nel sistema scolastico, che alla fine garantisce che i punti di vista non conformistici siano annullati, o in qualche modo messi ai margini.” (Noam Chomsky, Capire il potere)
Non esiste, tuttavia, alcun grande fratello e nessuna regia occulta dietro ciò, non siamo poi così paranoici. Nessuno dirige dall’alto, se non in certi settori strategici dell’economia finanziaria, una tale complessa macchina di cattura del consenso popolare.
È il sistema capitalistico stesso che si difende in modo quasi automatico ed “istintivo”, come se avesse acquisito vita propria e travalicato le intenzioni della stessa classe sociale che lo ha generato, la borghesia; come se da sistema sociale ed economico si fosse trasformato in un moloch, un mostro o una sorta di virus che si trasmette con il denaro e non dipende più da nessuno, pronto a sacrificare il pianeta e l’intera specie umana pur di alimentare se stesso e riprodursi.
Ormai non è più la borghesia a possedere il sistema capitalistico, è il sistema capitalistico che possiede gli uomini e le donne che compongono tutte le classi sociali, che ne siano o no consapevoli.

Ora dovrebbe essere chiaro davvero a tutti che le democrazie odierne non sono affatto delle democrazie, piuttosto sono plutocrazie!
Cosa è una plutocrazia?
Il termine plutocrazia deriva dal nome latino di Plutone, dio greco del regno dei morti (Ade), considerato il più ricco tra gli dèi essendo proprietario del sottosuolo compresi tutti i giacimenti in oro, diamanti ecc.
Plutocrazia è quindi governo di chi è ricco, e nelle società a capitalismo avanzato si identifica (erroneamente) con la sola ingerenza nella vita politica di lobby, di poteri economici e finanziari in grado d'influenzare in modo determinante i rappresentanti del popolo ed i governi di uno Stato “democratico”.
In realtà, come abbiamo evidenziato sopra, tale caratteristica plutocratica è costitutiva di ogni forma democratica borghese, a prescindere dall’esistenza o no di gruppi economici di pressione (la democrazia borghese È un sistema fondato sulla pressione intollerabile degli operatori del mercato ad ogni livello).
La democrazia plutocratica nel suo complesso, quindi, è molto meno banale. Essa si perpetua attraverso forme complesse di dominio, riducibili per comodità a due. Quella positiva attraverso il cosiddetto plagio del consenso (informazione manipolata, compravendita dei voti, e tutte le altre forme di pressione che il potere ed il denaro permettono).
Quella negativa che impedisce a monte lo sviluppo delle capacità critiche dei “cittadini” (o sarebbe meglio dire sudditi?), tramite meccanismi di negazione per le masse dell’ accesso al diritto allo studio ed alla cultura, e dove questo diritto apparentemente esiste, attraverso lo “svuotamento” e reindirizzamento della cultura stessa tramite forme di sottacimento, falsificazione, convenzionalismo, relativismo, assoggettamento da autorevolezza artificiosamente creata all’adattamento acritico nei confronti dello status quo, il quale coincide sempre con l’interesse del libero mercato e quindi della proprietà privata.
Questa semplice verità veniva espressa da Antonio Gramsci in termini similari quando affermava che nella società capitalistica “la razionalità storicistica del consenso numerico” viene “sistematicamente falsificata dall'influsso della ricchezza” (Gramsci, “Quaderni del carcere”, Einaudi, 2001).

Abbiamo visto come il problema della strumentalizzazione ai fini del dominio di classe della democrazia da parte della borghesia ai danni del proletariato è ancora più profondo e sistemico rispetto ad un uso spregiudicato della ricchezza: ciò è particolarmente evidente nei sistemi democratici a caratteristica anglosassone, cioè a caratura bipolare.
In siffatte “democrazie” i due principali partiti che si rimpallano il potere sono fotocopie uno dell'altro, a distinguerli solo sfumature di grigio. Una democrazia in cui il popolo non può davvero scegliere tra alternative economiche diverse tra loro, in modo radicale, non è una democrazia, tout court, perché viene a mancare l’ingrediente principale per connotare una democrazia come tale, ossia la possibilità del cambiamento discendente da un mutamento della volontà popolare.
Altro trucco messo in campo dal sistema capitalistico è stato quello di far coincidere la genuina democrazia con la libertà, e non con quello che il popolo vuole e decide in maggioranza, magari anche contro la libertà di se stesso.
Se il popolo scegliesse di sacrificare la libertà economica in nome della sicurezza sociale, ad esempio, non potrebbe farlo. Eppure, in una vera democrazia questa volontà diverrebbe automaticamente legge inviolabile.
La democrazia Statunitense, invece, che si considera a torto la più alta espressione della democrazia al mondo, permetterebbe mai al popolo statunitense di scegliere più sicurezza sociale e meno libertà economica?
In teoria forse, ma in pratica no, perché i due soli partiti che si rimpallano il potere in quel paese mai toccherebbero la sacralità (per loro) della proprietà privata. Non solo, è il sistema “democratico” americano stesso il campione del fraintendimento ad arte tra democrazia e libertà.
Democrazia significa governo, potere e decisionalità del popolo, non coincide affatto con la libertà.

La riprova è che negli Stati Uniti non cambia e non cambierà mai nulla di sostanziale, Obama di recente ha partorito una riforma sanitaria che non è neppure l'ombra di quella italiana fatta negli anni settanta, e non è degna neppure di allacciare le scarpe al sistema sanitario cubano, che è tra i migliori al mondo.
Eppure la salute è il diritto primario dell'uomo, senza il quale non ne esistono altri, e mi riesce difficile immaginare un popolo che sacrifica la propria salute a vantaggio di qualsiasi altro diritto materiale.

La dimostrazione logica più evidente che le democrazie in cui viviamo sono false, compresa quella britannica e statunitense, sta proprio nel fatto che tali democrazie affermino a voce alta questa "verità", cioè dicono di se stesse che sono vere democrazie. L'incensamento autoreferenziale è sempre ridicolmente scollato dalla realtà, come nel caso del pazzo o dello sbruffone, ma è anche un interessante aspetto della logica formale, come nel caso dei paradossi autoreferenziali di Bertrand Russel che misero addirittura in ginocchio la matematica.
Ciò la dice lunga sulla effettiva validità di tale sbandierata autoasserzione delle cosiddette "compiute" democrazie occidentali, e dovrebbe molto allarmarci in quanto qualsiasi sistema logico, anche di tipo politico, se è genuino e coerente (per quanto incompleto) allora è anche in grado di mettersi in discussione, di indagare con lealtà autoreferenziale i propri fondamenti di legittimità, affrontando quindi alla radice i propri paradossi e le proprie contraddizioni.
Non mi pare che le nostre care "democrazie" siano in grado di fare tutto ciò, piuttosto sono attraversate da certezze incrollabili sulla legittimità assoluta dei propri fondamenti, manifestando nel contempo addirittura pretese di completezza (o in atto, o prima o poi raggiungibile).
È stato Kurt Gödel, il più grande logico dopo Aristotele, a dimostrare in modo inoppugnabile quanto tale atteggiamento sia falso tramite i suoi famosi “teoremi di incompletezza” dei fondamenti dei sistemi matematici. Per la estensibilità di tali teoremi dalla matematica a molti altri sistemi, anche sociali, leggere di Piergiorgio Odifreddi "La metamorfosi di un teorema". (AFC)



L'uguaglianza tra persone disuguali è la peggiore delle ingiustizie...dato che l'uguaglianza dei diritti è un valore irrinunciabile, allora l'unica strada percorribile è l'azione propositiva tesa ad aumentare i diritti dei più svantaggiati e deboli...come nell'immagine sotto. Nelle società attuali succede esattamente l'inverso, i diritti dei più forti sono rispettati. maggioremente. 

domenica 14 luglio 2013

Solo quando non ci saranno più capri espiatori saremo veramente liberi...

Quando si vuole creare "altro" e specialmente lo si vuol fare insieme ad una comunità di altri Esseri Umani è necessario tenere conto di alcuni meccanismi intrinsechi e ben nascosti che scattano in ognuno di noi. 

La paura, il non volere prendere responsabilità per se stessi e per la propria vita, il sentirsi separato dagli altri, il vittimismo, le lamentele, le critiche, il volere dominare gli altri, il non voler essere dominati dagli altri, il volere avere ragione e il voler dare torto agli altri sono emozioni e schemi mentali che impediscono una vita relazionale comunitaria armonica. E' come una sorta di meccanismo che quando viene attivato, scatta automaticamente senza preavviso. Cosa e chi fa scattare questo meccanismo è diverso in ognuno di noi ed è personalizzato a seconda degli avvenimenti e delle situazioni negative storiche-economiche-familiari che ciascuno "esperienzia" nella propria vita.


In questo articolo non voglio occuparmi della natura o del perché di questo meccanismo, ma invece vorrei sottolineare come questo meccanismo cerca in tutti modi costi quel che costi di farti sopravvivere con questo calcolo aberrante "ti salverò anche a costo di ucciderti" e le conseguenti implicazioni nella nostra vita relazionale. Quando lo si conosce lo si può gestire per non esserne vittima e soprattutto non essere manipolati da altri che sanno bene come attivarlo per i propri scopi.


I predatori-psicopatici o meglio i parassiti della società che vogliono il controllo e il potere sugli altri conoscono bene questi schemi mentali che rendono le persone e quindi le comunità fragili e manipolabili. Tutti i "bottoni" (frasi, modi di fare, operazioni antagonistiche, disaccordi etc...) vengono schiacciati senza scrupoli con estrema abilità per svalutare, disgregare, separare ed isolare le persone, provocando irrimediabilmente la fine della possibile comunità.


Nelle società vengono utilizzati dei sotterfugi dalla classe dominante 
(che sono ancora dei "bottoni") attraverso i media per distrarre la popolazione. Viene prima introdotta una visione del mondo in cui la responsabilizzazione di se stessi e della propria vita viene fatta percepire come difficile, stancante ed soprattutto evitabile e poi vengono introdotti 4 strumenti di controllo che fanno da antidoto per fare sopravvivere la visione del mondo falsata con lo scopo di beneficiare solo un piccolo gruppo di privilegiati. I 4 strumenti sono: il capro espiatorio, il parafulmini, il guardiano del recinto (il gate keeper) e il salvatore. 



1) Il capro espiatorio:

il modo di dire, per altro molto comune, deriva dagli antichi sacrifici offerti agli dèi dai più diversi popoli. Spesso, a guisa di riparazione per qualche colpa (indotta o presunta, pensa ai periodi di prolungata siccità) veniva sacrificata una risorsa preziosa, ossia uno dei capri (sì, proprio il maschio della capra) più in forma dell'intero gregge. Per traslazione, ai giorni nostri il termine di capro espiatorio indica quell'individuo che, pur essendo innocente, si addossa (o gli si addossa per questioni di comodo) l'intera colpa e tutta la responsabilità di un determinato fattaccio di cui non è assolutamente responsabile. 

2) Il parafulmini:

Una personalità gonfiata di ego fino a scoppiare che riesce a sventare gli attacchi e gli sfoghi di chi sentendosi frustrato pretende dalla comunità la soluzione per tutti i suoi mali. Ossia personalità forti dominanti che riescono a parare qualsiasi singola aggressione da parte di chi si sente insoddisfatto e non prende nessuna iniziativa responsabilmente per prendere in mano la propria vita (lamentele, critiche e attacchi con risentimenti o vendette senza nessuna azione risolutiva).

3) Il guardiano del recinto (gate keeper):

Personaggi proposti come icone popolari specialmente facenti parte del mondo dello spettacolo o della politica con il fine di distrarre la comunità. C'è un senso di automaticità, tutto deve andare sempre nello stesso modo anche se ci sono dei piccoli accorgimenti che apparentemente sembrano delle novità. L'imitazione viene promossa per mantenere gli individui all'interno del recinto e non fare loro "guardare" al di fuori di esso. 

4) Il salvatore:

Da sempre vengono utilizzate delle figure salvifiche tra cui la più conosciuta è senz'altro quella di Gesù Cristo e le più moderne sono Neo di Matrix o superman, che in entrambi i casi non sono altro che Gesù Cristo riveduto in versione americana. Il condizionamento del "salvatore" serve a fare credere alla comunità che ci sarà qualcuno al di fuori di essa che un giorno verrà a salvarla. Le persone appartenenti alla comunità, invece di darsi da fare per salvare se stesse da sole (cosa che possono fare benissimo) aspettano, in una sorta di limbo, qualcuno altro che le salvi...
Aspettare è l'azione meno risolutiva per ottenere risultati.

Più grande è una comunità, più sceglie di utilizzare i congegni "attivatori" del "capro espiatorio", del "parafulmine", del "guardiano del recinto" e del "salvatore" per avere il pieno controllo sulla popolazione. Attraverso queste figure il sistema della classe dominante "offre" ad ognuno la falsa opportunità della non-responsabilità riguardo se stessi ed il resto della popolazione. Nessuno è tenuto a fare un lavoro su se stesso e quindi automaticamente l'individuo si consegna inevitabilmente nelle mani di chi ha il controllo su di lui.


Se sembra sia pericoloso assumere la responsabilità di se stessi e della propria vita è in realtà molto più pericoloso non assumerla. Assumersi le proprie responsabilità è la chiave di volta per creare dei risultati di successo nella propria e altrui vita, per risolvere i problemi e per ribaltare la sconfitta in trionfo  in ogni situazione anche le più ardue e disperate. Aspettare un "salvatore", mettere in croce un innocente, sfogarsi o cadere nella trappola della falsa rivoluzione porta solo ad una grande sconfitta interiore ed a un impotenza totale con tutte le conseguenze annesse e connesse. Chiaramente la responsabilità di cui si parla in questo articolo fa parte dell'integrità personale...


vedi l'articolo:

La differenza tra integrità personale o etica personale e la pseudo-integrità morale


Il canto del cigno di ogni civiltà (è l'unica cosa che fa il cigno prima di morire, non canta così in nessuna altra occasione) è il prodotto a sangue freddo di questi psicopatici, i quali essendo automatici, schematici e ripetitivi vedono normalmente la vita di oggi come l'esperienza molto traumatica di ieri (la identificano). Per loro il tempo di adesso è uguale a quello del passato e non c'è differenziazione. 

Se ogni persona facente parte della comunità si impegnasse a prendere consapevolezza e lavorasse sopra i propri schemi mentali, sarebbero certamente maggiori le probabilità di riuscita della comunità. 



Video

In questo trailer del nuovo film Superman vediamo la connessione aliena:

Man of Steel 13 Minute Featurette (2013) - Henry Cavill Movie HD



giovedì 4 luglio 2013

Creiamo "altro"...



Da quando studio la patologia imperante del predatore-psicopatico sul nostro pianeta e il suo modus operandi, come tanti miei colleghi ricercatori, ci siamo resi conto che il sistema della democrazia come è ora organizzato nei paesi occidentali, non è assolutamente funzionale per l'Essere Umano empatico. Anzi sembrerebbe che per il modus operandi predatorio, la democrazia non diretta sia il sistema migliore per farla franca. "Ti prometto tutto quello che vuoi, basta che mi dai il tuo voto", niente di più facile per un modus operandi predatorio senza scrupoli e senza vergogna...questo è il comportamento tipico del politico della società attuale che promette tutto e non mantiene nulla. Ci siamo chiesti allora cosa significa "creare altro" per sradicare una volta per tutte questo sistema marcio, puzzolento e ormai moribondo...


Sicuramente creare "altro" significa sopratutto smettere di sostenere e di continuare ad alimentare un sistema di schiavi/padroni basato sul pensiero unico dell'autoritarismo – o delle subdole gerarchie – che privilegia unicamente un piccolo gruppo a discapito sia degli Esseri Umani che del creato stesso. Se non prendiamo al più presto consapevolezza che siamo tutti collegati tra noi e che siamo anche connessi agli animali, alla natura e al pianeta terra raggiungeremo presto il punto di non ritorno e ci sarà l'estinzione della razza umana in quanto Esseri Umani Empatici.

Quindi, oltre a richiedere una democrazia diretta e partecipativa, dovremmo iniziare a prendere in esame tutto ciò che stiamo facendo e le conseguenze di ogni nostra azione, di ogni nostro pensiero e di ogni nostra parola. Ci rendiamo conto che questo impegno potrebbe rivoluzionare tutto, ma non è proprio quello che ricerchiamo? Per creare "altro" ci vuole una rivoluzione o meglio da oggi in poi la chiamerei una Evoluzione interiore fatta da veri evoluzionari che vogliono creare "altro". La rivoluzione fa parte del vecchio sistema e certo non crea niente di nuovo...


E' importante, per creare "altro", considerare i progetti che vengono mano a mano proposti con una differente metodologia. In un primo momento pensavamo che ci fossero 4 categorie da tenere conto per ridare dignità all'Essere Umano empatico, ma poi riflettendo maggiormente ci siamo accorti che mancava una categoria fondamentale ossia quella che indica l'interconnessione con tutte le altre categorie.
1) Gli Esseri Umani.
2) Gli animali.
3) La natura ivi comprese le piante e i minerali.
4) Il pianeta Terra in quanto organismo vivente.
5) La crescita personale spirituale ossia l'auto miglioramento in un contesto di connessione con il tutto e con tutti. Essere permeati con il tutto e dal tutto...



Così in un sistema di democrazia diretta partecipativa, tutti possono proporre progetti che vengano considerati e resi accettabili solo se rispettano e favoriscono l'insieme delle suddette 5 categorie. E se solo una delle cinque categorie venisse a mancare in un modo o nell'altro, il progetto non sarebbe accettabile e sarebbe considerato nullo.

Questa disciplina metodologica nel valutare e vagliare i progetti, realizza immediatamente 3 fenomeni molto importanti ed essenziali per l'evoluzione e la sopravvivenza della nostra specie:



1) evitare che un piccolo gruppo di individui prenda il comando e che con violenza imponga al resto dell'umanità una falsa percezione della realtà per meglio dominare e controllare chi considera inferiore e senza valore. Verrebbero allontanati efficacemente dalla classe dominante perché inidonei;

2) darci tutti da fare per espandere le nostre conoscenze e comprendere meglio quando effettivamente una categoria venga danneggiata o meno;

3) stimolare e rendere attiva la nostra creatività per creare appunto "altro".

Se per esempio vogliamo creare delle scarpe è essenziale inventare un materiale che ci permetta di fare continuare a vivere l'animale, di fare respirare il piede per il benessere dell'uomo, di non inquinare il pianeta e di fare vibrare ogni essere vivente per la sua bellezza e la sua frequenza/vibrazione...


Riassumendo quindi ogni progetto per essere accettato e realizzato deve rispettare o meglio ancora beneficiare/favorire gli Esseri Umani, gli animali, la natura, il pianeta Terra e il fatto che siamo tutti interconnessi tra noi (quello che faccio ad un Essere Umano, un animale, una pianta o al pianeta terra in realtà lo faccio a me stesso)...   



VIDEO "MAN" 
(ossia quello che succederà se non creiamo "Altro")

Questo video mostra l'indifferenza del predatore-psicopatico o della coscienza predatoria. I predatori-psicopatici puri sono il 4% della popolazione ossia 1 ogni 28 in Europa e 1 ogni 22 in Nord America. I predatori-psicopatici secondari sono il 18%. Sono senza empatia, senza compassione, senza capacità di cooperazione e solidarietà. Incapaci di riconoscenza, non hanno coscienza...si sentono "vivi" solo quando predano per avere la scarica di adrenalina da cui sono dipendenti. 

"La verità è che c'è in atto una gara-gioco su chi sarà l'ultimo "vittorioso" predatore-psicopatico che sopravviverà su questo pianeta, costi quel che costi come anche la distruzione del pianeta intero. Sicuramente sappiamo bene che se venisse messo un gruppo di predatori su un'isola con poche risorse...l'estinzione è certa!"


vedi:
"Il predatore-psicopatico e la sua guerra contro l'Essere Umano" 


Interessante nel video che gli alieni arrivano quando è ormai troppo tardi...quindi il mio augurio è quello di non contare più sugli alieni o altri salvatori...diamoci da fare per unirci tra noi Esseri Umani empatici che siamo il 96% della popolazione. Non accettiamo piu i modelli, gli atteggiamenti ed i comportamenti predatori psicopatici distruttivi che tra l'altro non ci appartengono!!



I DISSOCIATI SENTIMENTALI di Gabriele Policardo


Attenzione ai dissociati sentimentali che in alcuni casi non sono solo persone fortemente traumatizzate, ma sono dei predatori-psicopatici puri...per loro le persone sono come degli oggetti da gestire a loro gradimento che una volta esaurita l'utilità, vengono scartate senza tanti scrupoli e velocemente sostituite con "oggetti" migliori. I predatori-psicopatici puri non conoscono cosa sia l'Amore o la gioia dello stare insieme e potrebbero essere scambiati per dissociati sentimentali...
(Angela-Patrizia Calvaruso)

Se in questo momento ti stai struggendo per un dissociato sentimentale, la storia che segue fa al caso tuo. È una settimana molto propizia per liberartene: fra un po’ ci sono le vacanze e te le potrai godere in libertà e con gioia, in solitudine, o con una persona che merita e ricambia le tue attenzioni. 
Nelle ultime ore, una persona che ha fatto con me diverse consultazioni si è liberata di un dissociato sentimentale che la affliggeva da molto tempo. È stata dura, ma ci è riuscita. Lei è una donna molto bella, intelligente ed evoluta, ha successo nella vita e nel lavoro; purtroppo è incappata in un dissociato sentimentale, il caso tipico dello pseudo-amico che fa il fidanzato ma sostiene con convinzione di non essere innamorato. A tal punto lei lo ha amato, da mettersi da parte e mettere da parte pure la propria intelligenza, per dare credito alla messinscena del dissociato. Quando tu ti metti da parte e pensi «forse è vero che gli piaccio ma non mi ama, sarò sbagliata io» il danno è fatto e sei nella rete con tutte le scarpe. Occorre fare un po’ di chiarezza. Gli amici sono persone con cui si ha un rapporto alla pari, al di fuori del bisogno e dell’intimità. Si può anche sentirli una o due volte l’anno e incontrarli con la stessa frequenza. Se un amico ha bisogno di telefonarti tutti i giorni e se non rispondi riprova 30 volte, non è amicizia a muoverlo. Anche se se la racconta così. Anche se per il terrore di vivere i propri sentimenti ha costruito una diga tra la testa e il cuore. Ma questo suo scegliere di non vivere, oltre a bloccare la sua vita, sta bloccando la tua. Ci sono dissociati sentimentali che sono anche bilocati. Vivono due o più storie contemporaneamente e in ciascuna sviluppano un aspetto distinto. Nella loro tragica costruzione della realtà, si convincono che così, perdendone solo uno, possono sempre tenersi l’altro, fermo restando che non vivono né l’uno nell’altro. La loro patologia è così forte che davvero si convincono e ti convincono che innamorarsi di un pezzo dell’altra persona è possibile e persino normale. E chi è sano finisce col farsi venire una serie di complessi. Occorre capire che sono persone fortemente scisse, che sono state probabilmente non volute dai genitori e hanno vissuto fin dalla nascita questo ossimoro amore/repulsione. Per uscirne è necessario ritrovare in sé tutta la forza dell’adulto. Un adulto (Essere Umano empatico) ha chiari i propri sentimenti, li vive fino in fondo e quando propone una relazione a una persona che gl’interessa è chiaro nella posizione che intende occupare. Sta nella relazione per scelta, non per bisogno e con gioia, non con lutto. Un amico è un amico. Un amante è un amante. Un fidanzato è un fidanzato. Sono tre cose ben distinte. E se lui (o lei) non è abbastanza adulto da conoscere la differenza, solo lasciandolo andare, con tutto il tuo amore, gli darai l’occasione di lavorare su di sé e di venire a capo della dissociazione sentimentale di cui è portatore. 

venerdì 24 maggio 2013

Ecco a cosa serve andare a scuola di John Taylor Gatto

Chiamatemi professor Gatto, per favore. Ventisei anni fa, non avendo in quel momento niente di meglio da fare, provai a fare il professore di scuola. La mia licenza certifica che sono un insegnante di lingua e letteratura inglese, ma non è affatto ciò di cui mi occupo. Non insegno l’inglese, insegno la scuola – e facendolo vinco anche dei premi. La parola “Insegnare” ha significati diversi in luoghi diversi, ma sette lezioni sono universalmente impartite da Harlem[quartiere nero di New York, in passato simbolo di degrado, ndt] ad Hollywood Hills. Queste costituiscono un curriculum nazionale per cui pagate in più modi di quanti possiate immaginare, quindi dovreste ben sapere di cosa si tratta. Siete liberi, ovviamente, di considerare queste lezioni in qualunque modo vogliate, ma credetemi quando dico di non voler fare alcuna ironia in questa presentazione. E’ questo che insegno, mi pagano per insegnare quanto segue. Fate di queste lezioni quel che volete.



1. CONFUSIONE
L’altro giorno una signora di nome Kathy mi ha scritto da Dubois, Indiana: “Quali grandi idee sono importanti per i bambini piccoli? Beh, la più grande idea di cui penso abbiano bisogno è che quanto stanno imparando non è stravagante – è un qualche sistema di approccio, e non sta semplicemente piovendo loro addosso mentre assorbono impotenti. E’ questo il compito: capire, rendere coerente”. Kathy si sbagliava. La prima lezione che insegno è quella della confusione. Tutto ciò che insegno è fuori contesto… Insegno la non-correlazione di tutto. Insegno le sconnessioni. Insegno troppo: orbite dei pianeti, legge dei grandi numeri, schiavitù, aggettivi, disegno architettonico, danza, ginnastica, coro, assemblee, ospiti a sorpresa, allarmi antincendio, linguaggi informatici, serate di genitori, giornate per la formazione dello staff, programmi extrascolastici, consigli da estranei che i miei studenti potrebbero non rivedere mai più, test standardizzati, segregazione per età come mai vista nel mondo esterno… Ma cosa hanno a che fare queste cose tra di loro? Anche nelle scuole migliori un attento esame del programma e della sua sequenza rivela una mancanza di coerenza, piena di contraddizioni interne. Fortunatamente i bambini non hanno le parole per definire il panico e la rabbia che provano per le costanti violazioni dell’ordine naturale e della sequenza che viene rifilata loro come qualità nell’educazione. La logica della mente scolastica è che sia meglio lasciare la scuola con un bagaglio di gergo superficiale derivato dall’economia, dalla sociologia, dalle scienze naturali e così via, piuttosto che lasciare i bambini con il loro genuino entusiasmo. Ma la qualità nell’educazione impone di imparare qualcosa in profondità. La confusione è inculcata ai bambini da troppi adulti strani, ognuno dei quali lavora da solo con la minor relazione possibile con gli altri, solitamente vanagloriandosi di una maestria che non possiede. L’apprendimento, e non dei fatti disconnessi, è quel che cercano gli esseri umani sani, e l’educazione è un sistema di codici per elaborare fatti grezzi in un significato. Dietro il mosaico delle routine scolastiche e l’ossessione della scuola per fatti e teorie, si trovano le vecchie, ma ben conservate, menzogne della ricerca umana. Questo è più difficile da vedere in una scuola elementare, dove la gerarchia dell’esperienza scolastica sembra aver maggior senso per via della relazione, semplice e d’indole buona, del “facciamo questo” e “facciamo quello”, che viene assunta come se avesse un significato, e la clientela non ha ancora coscientemente distinto quanta poca sostanza ci sia dietro le apparenze, dietro questa recita. Pensate a tutte le grandi sequenze naturali come imparare a camminare e imparare a parlare; seguendo la progressione della luce dall’alba al tramonto, osservando le antiche tecniche di un agricoltore, di un fabbro, di un calzolaio, guardando vostra madre che prepara il piatto per il Giorno del Ringraziamento – tutte le parti sono in perfetta armonia le une con le altre, ogni azione si giustifica da sé e illumina il passato e il futuro. Le sequenze scolastiche non sono così, non è così in una sola lezione e tantomeno nel complesso delle lezioni quotidiane. Le routine scolastiche sono folli. Non c’è alcuna ragione particolare per nessuna di esse, nulla che meriti un’attenta analisi. Pochi insegnanti oserebbero insegnare gli strumenti se i dogmi di una scuola o di un insegnante potessero essere criticati, in quanto tutto deve essere accettato. Le materie scolastiche vengono imparate se possono essere imparate, così come i bambini imparano il catechismo o imparano a memoria i trentanove articoli della Chiesa Anglicana. Io insegno la non-correlazione di tutto, una frammentazione infinita che è l’opposto della coesione; quel che faccio è più vicino ad una programmazione televisiva che alla composizione di uno schema ordinato. In un mondo dove la casa è solo un fantasma perché entrambi i genitori lavorano, o perché troppi trasferimenti o cambi di lavoro o troppa ambizione o altro hanno lasciato tutti troppo confusi per conservare una relazione familiare, io vi insegno ad accettare la confusione come vostro destino. Questa è la mia prima lezione.
2. POSIZIONE DELLA CLASSE
La seconda lezione che insegno è la posizione della vostra classe. Insegno che gli studenti devono rimanere nella classe a cui appartengono. Non so chi decida che i miei bambini le appartengano ma non è affar mio. I bambini sono numerati di modo che se qualcuno si allontana possa essere fatto tornare nella classe giusta. Nel corso degli anni la varietà di modi in cui i bambini vengono numerati dalle scuole è drammaticamente aumentata, al punto che è diventato difficile distinguere gli esseri umani sotto il peso dei numeri che portano. Numerare i bambini è un’impresa grande e molto proficua, anche se sfugge il senso di ciò che questa strategia mira a realizzare. Non so neanche perché i genitori dovrebbero consentire, senza protestare, che venga fatto questo ai loro figli. Ad ogni modo, ancora una volta, questi non sono affari miei. Il mio compito è far piacere loro il fatto di essere rinchiusi insieme ad altri bambini che hanno addosso dei numeri come loro. O almeno di tollerarlo come se si trattasse di una buona pratica sportiva. Se faccio bene il mio lavoro, i ragazzi non possono neanche immaginarsi in un altro posto, perché ho mostrato loro come invidiare e rispettare le classi migliori e come provare disprezzo per le classi insulse. Con questa efficiente disciplina la classe si controlla per lo più da sé rispettando un buon ordine di marcia. E’ questa la lezione autentica di qualsiasi competizione truccata come la scuola. Si arriva a sapere qual è il proprio posto. Nonostante il programma globale di classe dia per scontato che il novantanove percento dei ragazzi si trovi nella propria classe per restarvi, faccio tuttavia uno sforzo pubblico per spingere i bambini verso livelli più alti di buona riuscita negli esami, ventilando un eventuale trasferimento dalla classe inferiore come fosse una ricompensa. Spesso lascio intendere che arriverà il giorno in cui un datore di lavoro li assumerà in base a dei punteggi e dei voti, anche se la mia esperienza dice che i datori di lavoro sono, giustamente, indifferenti a queste cose. Non mento mai spudoratamente, ma sono giunto al punto di vedere che verità e insegnamento sono, in fondo, incompatibili proprio come diceva Socrate lo fossero migliaia di anni fa. La lezione delle classi numerate è che ognuno ha un proprio posto nella piramide e che non c’è alcuna via d’uscita dalla propria classe se non con la magia dei numeri. In mancanza di questa, si è costretti a rimanere dove si viene messi.
3. INDIFFERENZA
La terza lezione che insegno ai ragazzi è quella dell’indifferenza. Insegno ai bambini a non preoccuparsi troppo per qualcosa, anche se vogliono far vedere che è così. Il modo in cui lo faccio è molto sottile. Io pretendo che si coinvolgano totalmente nelle mie lezioni, balzando in piedi e risedendosi di scatto sulle loro sedie come se non vedessero l’ora di farlo, facendo a gara vivacemente l’uno con l’altro per ottenere la mia approvazione. Mi sento gratificato quando si comportano così; fa impressione a tutti, me compreso.Quando sono al meglio delle mie possibilità pianifico con molta attenzione le mie lezioni, per produrre questo spettacolo di entusiasmo. Ma quando suona la campanella io insisto affinché si fermino, a qualsiasi cosa stessero lavorando, e che procedano senza indugio alla sessione di lavoro successiva. Devono accendersi e spegnersi come un interruttore. Nulla d’importante viene mai finito nella mia classe, né in altre classi che conosco. Gli studenti non hanno mai un’esperienza completa se non del piano delle rate. La lezione della campanella infatti insegna che nessun lavoro vale la pena di essere finito, quindi perché preoccuparsi troppo per qualcosa? Anni ed anni di campanelle abitueranno tutti, tranne i più forti, ad un mondo che non può più offrire un’occupazione importante da fare. Le campanelle rappresentano la logica segreta dell’orario scolastico; la loro logica è inesorabile. Le campanelle distruggono il passato ed il futuro, rendendo identico ogni intervallo, come l’astrazione di una mappa fa risultare identici ogni fiume ed ogni montagna esistenti, anche se non lo sono. Le campanelle infondono d’indifferenza ogni iniziativa.
4. DIPENDENZA EMOTIVA
La quarta lezione che insegno è quella della dipendenza emotiva. Con stelle e segni rossi, sorrisi e occhiatacce, premi, onori e disonori, io insegno ai ragazzi a rinunciare alla loro volontà in favore della catena di comando prestabilita. I diritti possono essere concessi o negati senza appello da qualsiasi autorità, perché i diritti non esistono all’interno di una scuola – nemmeno il diritto alla libertà di parola, come stabilito dalla Corte Suprema – a meno che le autorità scolastiche non dicano diversamente. Come insegnante, io intervengo in molte decisioni personali, fornendo un permesso a coloro che ritengo giustificati, o dando inizio ad un confronto disciplinare per comportamenti che minacciano il mio controllo. L’individualità tenta costantemente di affermarsi tra i bambini e gli adolescenti, per cui le mie sentenze arrivano velocemente e in abbondanza. L’individualità rappresenta una contraddizione della teoria di classe, una maledizione per tutti i sistemi di classificazione. Ecco alcuni dei modi più comuni in cui si manifesta: i bambini sgusciano fuori per godersi un momento in privato in bagno col pretesto di un bisogno urgente, oppure rubano un istante tutto per loro in corridoio perché devono bere. Lo so che in realtà non ne hanno bisogno, ma permetto loro di imbrogliarmi perché questo li condiziona a dipendere dalla mia approvazione. A volte la libera volontà appare proprio di fronte a me in bambini arrabbiati, depressi o felici per delle cose che sono al di là della mia comprensione; i diritti relativi a queste materie non possono essere riconosciuti dagli insegnanti, solo i privilegi che possono essere revocati, garanzie di una buona condotta.
5. DIPENDENZA INTELLETTUALE
La quinta lezione che insegno è quella della dipendenza intellettuale. Le persone in gamba aspettano che un insegnante dica loro cosa fare. E’ la lezione più importante: dobbiamo attendere che altre persone, più esperte di noi, creino i significati delle nostre vite. L’esperto fa tutte le scelte importanti; solo io, l’insegnante, sono in grado di stabilire cosa voi dobbiate studiare, o piuttosto, solo le persone che mi pagano possono prendere quelle decisioni che io poi metto in atto. Se mi viene detto che l’evoluzione è un dato di fatto e non una teoria, io trasmetto questo come mi è stato ordinato, punendo i devianti che si oppongono a ciò che mi è stato detto di dire loro di pensare. Questo potere di controllare ciò che i bambini penseranno mi permette di separare con successo gli studenti dai fallimenti molto facilmente. I bambini di successo pensano che io li nomini con un minimo di resistenza e un’onesta parvenza di entusiasmo. Tra milioni di cose che meriterebbero di essere studiate, stabilisco io qual è quel poco per cui abbiamo tempo, o meglio, sono i miei anonimi datori di lavoro che lo decidono. Le scelte spettano a loro, perché dovrei discutere? La curiosità non ha un ruolo importante nel mio lavoro, solo la conformità ce l’ha.Naturalmente i ragazzi cattivi sfidano tutto ciò, anche se mancano loro i concetti per sapere contro cosa combattono, e lottano per prendere decisioni per se stessi su cosa impareranno e quando lo impareranno. Come possiamo permettere questo e nello stesso tempo sopravvivere come insegnanti? Per fortuna ci sono dei metodi per forzare la volontà di coloro che oppongono resistenza; certo, è più difficile se il ragazzo ha dei buoni genitori che vengono in suo aiuto, ma questo accade sempre meno, malgrado la cattiva reputazione che hanno le scuole. A dire il vero, io non ho mai incontrato nessun genitore appartenente al ceto medio che pensasse che la scuola di suo figlio rientrasse tra quelle scadenti. Non un solo genitore in ventisei anni d’insegnamento. Questo è sorprendente ed è probabilmente la miglior testimonianza di ciò che accade alle famiglie quando madre e padre sono stati essi stessi ben istruiti, attraverso l’insegnamento delle sette lezioni. Le persone in gamba aspettano che sia un esperto a dir loro cosa fare. Non è certo un’esagerazione affermare che la nostra intera economia dipende da quanto viene appresa questa lezione. Pensate che rovina se i ragazzi non venissero educati ad essere dipendenti: le imprese che si occupano di servizi sociali non potrebbero certo sopravvivere; sparirebbero, penso, in quel limbo della storia recente dal quale sono sorte. Consulenti e terapeuti guarderebbero con orrore sparire le loro scorte di invalidi psichici.L’intrattenimento commerciale di ogni sorta, compresa la televisione, appassirebbe nel momento in cui la gente imparasse di nuovo a divertirsi da sé. Ristoranti, rosticcerie e un gran mucchio di altri servizi assortiti legati alla ristorazione verrebbero drasticamente ridimensionati se le persone tornassero a prepararsi il cibo da sole, invece di dipendere da estranei che piantano, raccolgono, tritano, e cucinano per loro. Anche una buona parte del diritto moderno, della medicina, e dell’ingegneria verrebbe meno, così come l’industria dell’abbigliamento e l’insegnamento scolastico, a meno che ogni anno una scorta assicurata di persone incapaci non continuasse ad uscire a frotte dalle nostre scuole. Non siate troppo pronti a votare a favore della riforma radicale della scuola, se volete continuare a ricevere la busta paga.Abbiamo costruito un modo di vivere che dipende da persone che fanno ciò che viene loro detto, perché non sanno come dire a loro stesse cosa fare. Questa è una delle più grandi lezioni che insegno.
6. AUTOSTIMA PROVVISORIA
La sesta lezione che insegno è quella dell’autostima provvisoria. Se avete mai provato a lottare con un ragazzo giunto al livello in cui i genitori lo hanno convinto a credere che lo ameranno malgrado tutto, sapete già quanto impossibile sia riuscire a conformare gli spiriti che sono sicuri di sé. Il nostro mondo non sopravvivrebbe a lungo ad un’alluvione di persone sicure di sé, quindi io insegno che il rispetto di sé dovrebbe essere subordinato all’opinione di un esperto. I miei ragazzi sono costantemente valutati e giudicati. Una relazione mensile, la cui preparazione è impressionante, viene inviata a casa degli studenti per segnalare l’approvazione o per indicare esattamente, fino ad un particolare punto percentuale, quanto dovrebbero essere scontenti i genitori dei loro figli. L’ecologia della “buona” istruzione dipende dal fatto di perpetuare l’insoddisfazione, proprio quanto l’economia commerciale dipende dallo stesso fertilizzante. Benché alcune persone possano essere sorprese di quanto poco tempo o riflessione ci voglia per raggiungere questi record matematici, il peso complessivo di documenti apparentemente oggettivi stabilisce un profilo che obbliga i bambini a giungere a certe decisioni su loro stessi ed il loro futuro basate sul giudizio accidentale di un estraneo. L’auto-valutazione, argomento principale di ogni grande sistema filosofico che sia mai apparso sul pianeta, non è mai considerata un fattore.La lezione delle pagelle, dei voti, e degli esami è che i bambini non dovrebbero aver fiducia in se stessi o nei loro genitori, ma dovrebbero invece fare affidamento sulla valutazione di funzionari certificati. La gente ha bisogno di sentirsi dire quanto vale.
7. NON CI SI PUÒ NASCONDERE
La settima lezione che insegno è che non ci si può nascondere. Io insegno ai bambini che sono sempre tenuti d’occhio, che ognuno è sorvegliato costantemente da me e dai miei colleghi. Non esistono spazi privati per i bambini, non esiste del tempo privato. Il cambio di classe dura trecento secondi per mantenere a livelli bassi la socializzazione indiscriminata. Gli studenti vengono incoraggiati a spettegolare su loro stessi o anche sui propri genitori. Naturalmente io incoraggio i genitori anche a prendere nota della cocciutaggine del proprio figlio. Una famiglia addestrata a fare la spia su se stessa è improbabile che nasconda eventuali segreti pericolosi. Io assegno un tipo di istruzione allargata chiamata “compiti a casa”, di modo che l’effetto della sorveglianza, se non quella stessa sorveglianza, si rechi nella sfera privata delle famiglie, dove gli studenti altrimenti potrebbero usare il tempo libero per imparare qualcosa di non autorizzato da un padre o da una madre, esplorando, o facendo pratica da qualche persona saggia del vicinato. La slealtà nei confronti dell’idea di istruzione è un diavolo sempre pronto a trovare un lavoro per mani oziose. Il significato della sorveglianza costante e della negazione della privacy è che non si può aver fiducia di nessuno, che la privacy non è lecita. La sorveglianza è un antico imperativo, sposato da certi pensatori influenti, una prescrizione fondamentale messa per iscritto nella Repubblica, nella Città di Dio, nell’Istituzione della religione cristiana, nella Nuova Atlantide, nel Leviatano, e in un mucchio di altre opere. Tutti questi uomini senza figli che scrissero questi libri scoprirono la stessa cosa: i bambini devono essere controllati da vicino, se si vuole mantenere una società sotto uno stretto controllo centrale. I bambini seguiranno un percussionista solitario se non si riesce ad inserirli in una banda uniformata.
Il grande trionfo della scolarizzazione di massa obbligatoria del governo monopolista è che anche tra i migliori dei miei colleghi insegnanti, e tra i migliori genitori dei miei studenti, solo una minima parte riesce ad immaginare un modo diverso di fare le cose. “I ragazzi devono sapere leggere e scrivere, no?” “Devono sapere fare le addizioni e le sottrazioni, no?” “Devono imparare ad eseguire degli ordini se si aspettano di mantenere un posto di lavoro”. Solo poche generazioni fa le cose erano molto diverse negli Stati Uniti. L’originalità e la varietà erano moneta corrente; la nostra libertà da ogni inquadramento ci ha resi il miracolo del mondo; i confini tra le classi sociali erano abbastanza semplici da attraversare; i nostri cittadini erano meravigliosamente sicuri di sé, creativi, e capaci di fare molto per se stessi in modo indipendente, e di pensare per se stessi. Eravamo qualcosa di speciale, noi Statunitensi, tutti autonomi, senza che il governo ficcasse il naso nelle nostre vite, senza che le istituzioni e gli enti sociali ci dicessero come pensare e sentire. Eravamo qualcosa di speciale, come individui, come Statunitensi. Ma negli Stati Uniti abbiamo avuto essenzialmente una società con un potere centrale da poco prima della Guerra Civile, e una società di questo tipo richiede una scolarizzazione obbligatoria, una scolarizzazione monopolistica del governo, per mantenersi efficiente. Prima di questo sviluppo l’istruzione non era molto importante in nessun luogo. Ce l’avevamo, ma non troppa, e solo nella misura in cui un individuo la desiderasse. Si imparava comunque a leggere, a scrivere, e a far di conto molto bene; esistono alcuni studi che rivelano che il grado di istruzione all’epoca della Rivoluzione Americana, per lo meno per coloro che non erano schiavi sulla costa orientale, era quasi universale. Il Buon Senso di Thomas Paine vendette 600.000 copie in una popolazione di 3.000.000 di abitanti, il 20% dei quali erano schiavi, ed il 50% servitori a contratto. I coloni erano dei geni? No, la verità è che leggere, scrivere e l’aritmetica richiedono solamente circa cento ore per essere trasmessi, a condizione che l’uditorio sia diligente e desideroso di imparare. Il trucco è quello di attendere finché qualcuno non fa una domanda, e poi procedere velocemente mentre l’atteggiamento è ricettivo. Milioni di persone insegnano l’una all’altra queste cose, in realtà non è tanto difficile. Prendiamo una quinta classe di matematica o un manuale di retorica del 1850 e si vedrà che allora i testi erano impostati su quello che oggi sarebbe considerato un livello universitario. Il richiamo continuo alla pratica delle “competenze di base” è una cortina fumogena attraverso la quale le scuole si appropriano del tempo dei ragazzi per dodici anni, insegnando loro le sette lezioni che vi ho appena descritto. La società che, da poco prima della Guerra Civile, è sempre più controllata dal potere centrale si mostra nelle vite che conduciamo, nei vestiti che indossiamo, nel cibo che mangiamo, e nei cartelli autostradali verdi accanto ai quali passiamo viaggiando da una costa all’altra, che sono tutti prodotti di questo controllo. Questo vale anche, a mio avviso, per le epidemie di droghe, di suicidi, di divorzi, di violenza, di maltrattamenti, per il fatto che la classe diventi casta, quale prodotto della disumanizzazione delle nostre vite negli Stati Uniti, per la riduzione dell’importanza dell’individuo, della famiglia e della comunità, una diminuzione che procede dal potere centrale. Non ci si può sottrarre al carattere delle grandi istituzioni coercitive; esse vogliono sempre di più finché non rimane più nulla da dare. La scuola porta via ai nostri figli ogni possibilità di esercitare un ruolo attivo in una vita di comunità – di fatto distrugge le comunità relegando la formazione dei bambini nelle mani di esperti certificati – e facendo ciò garantisce che in nostri figli non potranno crescere pienamente umani. Aristotele insegnava che senza un ruolo pienamente attivo nella vita comunitaria non era possibile sperare di diventare un essere umano sano. Sicuramente aveva ragione. Guardatevi intorno la prossima volta che passate vicino ad una scuola o ad un’oasi per anziani, se ne volete una prova. La scuola, così com’è stata creata, è un sistema di sostegno essenziale ad una visione di ingegneria sociale che condanna la maggior parte della gente ad essere pietre di ordine inferiore in una piramide che si restringe innalzandosi ad un terminale di controllo. La scuola è un artificio che fa sembrare inevitabile un ordine sociale piramidale di questo tipo, sebbene una tale premessa costituisca un tradimento fondamentale della Rivoluzione Americana. Dall’epoca del colonialismo fino al periodo della Repubblica non avevamo scuole di cui parlare – basta leggere l’Autobiografia di Benjamin Franklin per avere l’esempio di un uomo che non aveva tempo da perdere a scuola – eppure iniziava ad essere realizzata la promessa della democrazia. Volgevamo le spalle a questa promessa resuscitando l’antico sogno faraonico dell’Egitto: sottomissione forzata per tutti. Era questo il segreto di cui Platone parlò con riluttanza nella Repubblica, quando Glaucone e Adimanto sollecitavano da Socrate il progetto per il controllo totale della vita umana da parte dello stato, un progetto necessario per mantenere una società in cui alcune persone prendono più della loro parte. “Vi mostrerò”, dice Socrate, “come determinare una tale città affetta da infiammazione, ma non vi piacerà ciò che sto per dire”. E così è stato delineato per la prima volta il programma della scuola delle sette lezioni. L’attuale dibattito su se si debba avere un programma a livello nazionale è fasullo. Abbiamo già un programma nazionale racchiuso nelle sette lezioni che ho appena delineato. Un tale programma genera una paralisi fisica, morale ed intellettuale, e nessun programma di contenuto sarà sufficiente a capovolgere i suoi esecrabili effetti. Ciò che in questo momento è in discussione nel nostro isterismo scolastico nazionale a proposito dello scarso rendimento accademico non afferra il punto. Le scuole insegnano proprio quello che intendono insegnare e lo fanno bene: come si può essere un buon Egiziano e rimanere al proprio posto nella piramide.
III Niente di tutto ciò è inevitabile. Niente di tutto ciò è impossibile da rovesciare. Abbiamo delle alternative su come educare i giovani; non esiste un modo giusto o sbagliato. Se ci aprissimo un varco nel potere dell’illusione piramidale lo vedremmo. Non c’è nessuna competizione internazionale all’ultimo sangue che minacci la nostra esistenza nazionale, difficile come quell’idea sia persino da pensare, e tanto meno da credere, in presenza di un continuo fuoco di fila mediatico di miti al contrario. Sotto ogni importante aspetto materiale la nostra nazione è autosufficiente, energia compresa. Mi rendo conto che quell’idea è in contrasto con il pensiero più alla moda degli esperti di economia politica, ma la “profonda trasformazione” della nostra economia di cui parlano queste persone non è né inevitabile, né irreversibile. L’economia globale non parla al bisogno collettivo di un lavoro che abbia un senso, di una casa che sia accessibile, di un’istruzione soddisfacente, di cure mediche adeguate, di un ambiente pulito, di un governo onesto e responsabile, di un rinnovamento sociale e culturale, o semplicemente di giustizia. Tutte le aspirazioni universali sono basate su una definizione di produttività ed io sono convinto che la bella vita così alienata dalla realtà umana comune sia sbagliata, e che la maggior parte della gente sarebbe d’accordo con me se potesse percepire l’esistenza di un’alternativa. Potremmo essere in grado di vedere che se riacquistassimo il sostegno di una filosofia che individui il significato dove il significato è davvero da trovare – nelle famiglie, negli amici, nell’alternarsi delle stagioni, nella natura, nelle cerimonie e nei riti semplici, nella curiosità, nella generosità, nella compassione, e nel servizio agli altri, in una dignitosa indipendenza e nella riservatezza, in tutte le cose libere ed economiche di cui sono costituite le vere famiglie, i veri amici e le vere comunità – allora saremmo così autosufficienti che non avremmo bisogno neanche di quella “sufficienza” materiale che, secondo le insistenze dei nostri “esperti” globali, ci preoccupa tanto. Come si sono creati questi luoghi terribili, queste “scuole”? Beh, un’istruzione occasionale è sempre stata presente in una varietà di forme, un accessorio moderatamente utile alla crescita. Ma l’”istruzione moderna” così come la conosciamo è un sottoprodotto delle due “Paure Rosse” del 1848 e del 1919, quando potenti interessi temevano una rivoluzione tra i nostri poveri dell’industria. L’istruzione generalizzata si è creata in parte anche perché le famiglie statunitensi da lunga data erano spaventate dalle culture native degli immigrati di origine celtica, slava, e latina degli anni ’40 del XIX secolo, e provavano avversione nei confronti della religione cattolica che questi portavano con sé. Un terzo fattore che ha contribuito alla creazione di una prigione per bambini chiamata scuola dev’essere stato senza dubbio la costernazione con cui questi stessi “statunitensi” guardavano il movimento degli afroamericani nella società sulla scia della Guerra Civile. Diamo un’altra occhiata alle sette lezioni dell’insegnamento scolastico: confusione, posizione della classe, indifferenza, dipendenza emotiva e intellettuale, autostima provvisoria, sorveglianza – tutte queste cose rappresentano un addestramento fondamentale per classi inferiori fisse, per persone private per sempre della possibilità di trovare il centro del proprio genio speciale. E col passare del tempo questo addestramento si è scrollato di dosso la sua logica originaria: disciplinare i poveri. Perché fin dagli anni ‘20 la crescita della burocrazia scolastica, e lo sviluppo meno evidente di uno sciame di industrie che traggono profitto dall’istruzione esattamente così com’è, ha ampliato la portata originaria dell’istituzione, al punto che ora si impadronisce anche dei figli e delle figlie delle classi medie. C’è forse da stupirsi se Socrate era indignato per l’accusa di aver preso dei soldi per insegnare? Anche allora, i filosofi vedevano chiaramente la direzione inevitabile che avrebbe preso la professionalizzazione dell’istruzione, accaparrandosi la funzione dell’insegnamento che, in una comunità sana, appartiene a chiunque. Con delle lezioni come quelle che io insegno un giorno dopo l’altro, non dovremmo meravigliarci di essere in presenza di una vera e propria crisi a livello nazionale, la cui natura è molto diversa da quella indicata dai mezzi d’informazione nazionali. I giovani sono indifferenti nei confronti del mondo degli adulti e del futuro, indifferenti quasi a tutto tranne che al diversivo rappresentato dai giochi e dalla violenza. Ricchi o poveri, gli scolari che affrontano il XXI secolo non riescono a concentrarsi a lungo su qualcosa; hanno uno scarso senso del tempo passato e di quello a venire. Sono diffidenti verso l’intimità, come i figli del divorzio che effettivamente sono (perché noi li abbiamo separati dall’importante attenzione parentale); odiano la solitudine, sono crudeli, materialisti, dipendenti, passivi, violenti, timidi in presenza di qualcosa di inaspettato, drogati di distrazioni. Tutte le tendenze marginali dell’infanzia sono alimentate ed esaltate fino a rasentare il grottesco dall’istruzione che, attraverso il suo programma occulto, impedisce uno sviluppo efficace della personalità. Infatti senza sfruttare l’apprensione, l’egoismo e l’inesperienza dei bambini, le nostre scuole non potrebbero assolutamente sopravvivere, né lo potrei fare io in quanto insegnante qualificato. Nessuna scuola pubblica che osasse effettivamente insegnare l’uso degli strumenti del pensiero critico – come la dialettica, l’euristica, o altri mezzi di cui dovrebbero servirsi le menti libere – resisterebbe molto a lungo prima di essere fatta a pezzi. La scuola è diventata il sostituto della chiesa nella nostra società laica, e proprio come la chiesa esige che ai suoi insegnamenti si creda per fede. E’ giunto il momento in cui affrontare direttamente il fatto che l’insegnamento scolastico istituzionale è distruttivo per i bambini. Nessuno sopravvive completamente incolume al programma delle sette lezioni, nemmeno gli educatori. Il metodo è profondamente e completamente antieducativo. Non si può tentare di rabberciarlo. Per una delle grandi ironie delle faccende umane, il pieno ripensamento di cui hanno bisogno le scuole costerebbe molto meno di quello che stiamo sborsando, ora che potenti interessi non possono permettere che accada. Dovete capire che prima di tutto l’affare in cui sono coinvolto è un progetto di posti di lavoro e un’agenzia per la stipula di contratti. Non possiamo permetterci di risparmiare soldi riducendo la portata della nostra operazione o diversificando il prodotto che offriamo, neppure per aiutare i bambini a crescere nel modo giusto. E’ questa la legge di ferro dell’istruzione istituzionale – è un affare che non è soggetto né alle normali procedure contabili, né al bisturi razionale della concorrenza. Una qualche forma di sistema del libero mercato nell’istruzione pubblica è il luogo più probabile per cercare delle risposte, un libero mercato in cui le scuole a gestione familiare, le piccole scuole imprenditoriali, le scuole gestite da religiosi, le scuole artigiane e le scuole-fattorie esistano in abbondanza e competano con l’educazione in mano al governo. Io sto cercando di descrivere un libero mercato nell’istruzione proprio come quello che il paese possedeva fino alla Guerra Civile, quello in cui gli studenti si imbarcano nel tipo di educazione che è adatta a loro, anche se questo significa educarsi da sé; non ha fatto male a Benjamin Franklin, da quel che vedo. Queste possibilità attualmente esistono in meravigliosi resti in miniatura di un passato forte e vigoroso, ma sono accessibili solo agli intraprendenti, ai coraggiosi, ai fortunati, o ai ricchi. La quasi impossibilità che una di queste strade migliori si apra alle famiglie in frantumi dei poveri, o alla schiera di perplessi accampata ai margini della borghesia urbana suggerisce che il disastro delle scuole delle sette lezioni sta diventando sempre più grande, a meno che non facciamo qualcosa di coraggioso e decisivo con quel pasticcio dell’istruzione monopolista del governo. Dopo una vita adulta spesa nell’insegnamento, credo che il metodo della scolarizzazione di massa sia il suo solo vero contenuto. Non fatevi ingannare pensando che un buon curriculum o una buona preparazione o dei buoni insegnanti siano i fattori determinanti cruciali dell’educazione dei vostri figli. Tutte le patologie che abbiamo esaminato si verificano in larga misura perché le lezioni scolastiche impediscono ai bambini di mantenere appuntamenti importanti con se stessi e con le loro famiglie, apprendendo le lezioni dell’automotivazione, della perseveranza, dell’autonomia, del coraggio, della dignità e dell’amore – e anche le lezioni del servizio agli altri, che sono fondamentali per la vita domestica e comunitaria. Trent’anni fa [nei primi anni ‘60] queste cose potevano essere ancora imparate nelle ore che rimanevano dopo la scuola. Ma la televisione ha fagocitato la maggior parte di questo tempo, e una combinazione di televisione e tensioni proprie delle famiglie con due redditi o monoparentali hanno inghiottito anche molta parte di ciò che era solito essere il tempo dedicato alla famiglia. I nostri figli non hanno del tempo a disposizione per crescere pienamente umani, solo deserti dal terreno magro da mandare in rovina. Sulla nostra cultura sta precipitando un futuro che insisterà nel far imparare a noi tutti la saggezza dell’esperienza immateriale; un futuro che pretenderà come prezzo della sopravvivenza che noi seguiamo un percorso di vita naturale economico nel costo materiale. Queste lezioni non possono essere insegnate nelle scuole così come sono. La scuola è una sentenza da dodici anni di carcere, in cui le cattive abitudini rappresentano il solo programma davvero insegnato. Io insegno la scuola e facendolo vinco dei premi. Ne so qualcosa.



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