Creiamo "Altro"...

venerdì 13 febbraio 2015

Centro AntiVampiri di Mario Corte


 

INTRODUZIONE AL VAMPIRISMO ENERGETICO

Tutte le idee espresse nel vecchio Centro AntiVampiri sono confluite nel volume Vampiri energetici, pubblicato dalle Edizioni il Punto d’Incontro, al quale rimandiamo per ogni dubbio e approfondimento. In questa Introduzione viene riassunto il messaggio contenuto nella prima parte del libro.

Il Vampiro della letteratura è la metafora di un tipo umano estremamente diffuso nel nostro mondo e l’infezione vampirica è da tempo un’epidemia di vaste proporzioni.
Significato del termine energia - Dall’esperienza del Centro AntiVampiri emerge la questione riguardante il termine "energia", che può apparire ambiguo ed evocare significati riferibili a qualche nuova forma di spiritualità o persino alla dottrina di qualche nuova setta religiosa. Ma l’energia di cui si parlava in quel contesto, e di cui si parla nel libro, è qualcosa per cui non vale la pena di scomodare concetti come lo spirito e l’anima, è qualcosa di molto semplice e accessibile a tutti, tanto semplice che qui non si pretenderà neanche di spiegarne la sostanza, esattamente come ogni giorno si parla di sentimenti, stati d'animo, inclinazioni, avversioni, antipatie e simpatie senza per questo doversi arrovellare per enunciarne definizioni religiose o scientifiche.
Se chi scrive, anziché chiamarla energia, la chiamasse asphalôq, e sostenesse di aver appreso quel termine da un extraterrestre o da un angelo o dalla quarantottesima reincarnazione di Imizâr il Saggio che cosa cambierebbe? Forse tanto: sarebbe matto. Perché la parola asphalôq è stata inventata in questo istante e perché Imizâr il Saggio non è mai esistito. Il termine 'energia', nel libro, costituisce solo un codice di comunicazione, niente di più, adeguato o inadeguato come sono tutti i codici di comunicazione tra gli esseri umani. Poiché chi scrive non ha né la presunzione di fare di questo sistema una scienza né l’aspirazione a indossare i paludamenti dello stregone, qui ci si limiterà: 1) a evidenziare che i fenomeni di perdita improvvisa di energia esistono e sono sotto i nostri occhi; 2) a segnalare che tali fenomeni possono essere messi in relazione con la presenza di persone particolarmente brave a giocare certi giochi con la dignità altrui; 3) a suggerire modi per non soffrire troppo a causa di quelli che qui vengono chiamati Vampiri.
Il sistema di analisi delle relazioni quotidiane esposto in queste pagine non solo non è un messaggio religioso, ma neanche propone una spiegazione pseudo-scientifica dei fenomeni che evidenzia. Anzi, lascia alla scienza il compito di spiegare quei fenomeni, e di chiarire le cause psicologiche, neurologiche, mediche, biologiche di certi comportamenti, di certe reazioni emotive, di certi stati psichici e di tutti quegli improvvisi depauperamenti del patrimonio energetico personale che ogni giorno possiamo rilevare in noi stessi e negli altri. L’energia di cui si parla qui è quella cosa senza la quale ci sentiamo più stanchi, più tesi, più frustrati, più amareggiati, più scoraggiati di prima. È quella cosa che si può perdere in una enorme quantità di circostanze in cui la nostra dignità ha subìto una lesione: da una parolaccia stupidamente gridata al nostro indirizzo da un’auto in corsa fino al dramma di essere lasciati dal partner, e anche oltre.
In sostanza, perdere energia significa sentirsi peggio di prima senza aver subìto alcun danno fisico, ma avendo incontrato solo un’umiliazione, grande o piccola che sia. Quello che viene evidenziato è che ci sono persone capaci di manipolare ad arte queste cose e quindi di provocarci volontariamente degli shock o degli stati di abulia emotiva, con il risultato di farci stare peggio di prima.
Che cos’è il Vampirismo energetico - Il vampirismo di cui si parla qui non è quello dei romanzi e dei film dell’orrore. Qui si parla di Vampiri ‘umani’, personaggi che si muovono nel nostro mondo, che agiscono di giorno, che portano i nostri nomi e che esercitano le nostre professioni. Li incontriamo ogni giorno e ogni giorno subiamo il loro assalto. Ma quell’assalto siamo abituati a trattarlo alla stregua di un fenomeno naturale, come il vento, il fulmine, la grandine: lo accettiamo come parte dell’ecosistema. Il volume Vampiri energetici vuole contribuire a creare le condizioni affinché il ‘sistema vampirico’ in vigore nelle nostre città possa essere visto. Se neanche si vede, non si potrà mai affrontare.
Il nutrimento del Vampiro energetico - Il Vampiro di cui si occupa il libro Vampiri energetici si nutre dell’energia altrui, della forza vitale dei suoi simili. È una creatura che ha bisogno di sottrarre energia perché non è soddisfatta di sé e ritiene di non avere riserve proprie per affrontare il mondo che la circonda. È qualcuno che, ancora in vita, si sente già ‘morto’, perché è segretamente convinto di essere una nullità, e si illude di mascherare questa sua vergogna agendo in modo tale da raggirare o umiliare gli altri ad ogni buona occasione. Ogni sua azione, ogni sua parola, ogni suo atteggiamento è funzionale a un "furto di energia".

La Forza-Vampiro - Quello che chiamiamo Vampiro, in realtà, non è altro che una forza, che trova accesso in una persona in particolari condizioni psicologiche ed esistenziali. Chi cade preda di quella Forza, dunque, è certamente una persona, ma è anche un Vampiro, esattamente come un usuraio è indubitabilmente una persona, ma è anche un usuraio. La Forza-Vampiro si impossessa di una persona in seguito a sofferenze, delusioni, lacerazioni, e la manovra, spingendola ad ispirare tutte le azioni della sua vita alla filosofia vampirica. Questo non toglie nulla né alle responsabilità della persona-Vampiro (che ha lasciato entrare quella Forza, che ne sopporta la maligna presenza e che ne sfrutta tutta la malizia) né alle strategie di difesa e di contrattacco che è giusto adottare verso i Vampiri. Anzi, il fatto che si tratta di una Forza rende ancor più legittima un’azione volta a liberare sia prede che predatori dalla minaccia di un elemento alieno e inumano.

Il "dono" del Vampiro - Il Vampiro è soggetto a regole ferree: nel rubare energia deve dare in cambio alla sua vittima un "dono di potere", qualcosa che renda la vittima in qualche modo consenziente. Il dono di potere che il Vampiro ci fa più frequentemente è quello di prestarsi ad accordarci protezione: sui nostri vizi, sulle nostre bassezze, sulla nostra vergogna. Un tipo di gioco assolutamente folle, come la maggioranza dei giochi vampirici. Infatti, poiché egli concede il suo ‘favore’ solo in presenza di vizi, bassezze e vergogne, anche quando non ne abbiamo, dobbiamo darci da fare per procurarceli: solo così potremo ottenere la sua ‘copertura’. Ed ecco che, alla fine, ci ritroviamo ‘protetti’ dal Vampiro contro le conseguenze di problemi che prima non avevamo e senza i quali vivevamo benissimo. Come pagare il racket per essere ‘protetti’ contro gli incendi del nostro negozio proprio dagli stessi che ci minacciano di incendiarlo.

Tracce della perdita di energia - L’aggressione vampirica lascia sempre pesanti tracce nella vittima, anche se quest’ultima, ignara dell’esistenza stessa del meccanismo, non le rileva, oppure le attribuisce a malesseri ed eventi concomitanti come il nervosismo, la tendenza alla malinconia, un improvviso blocco mentale, una debolezza personale, un difetto del carattere. La tipologia dei sintomi derivanti da un’invasione vampirica è molto articolata, ma la mancanza di abitudine ad analizzare certi stati d’animo crea una tendenza generalizzata a evitare il loro approfondimento. Ogni volta che sentiamo venire da dentro strani segnali, scatta il messaggio registrato che ci hanno insegnato: "Quanto sei complicato! Smettila di farti le paranoie!". Purtroppo, finché tratteremo così i nostri sentimenti, le nostre impressioni, le nostre intuizioni, non impareremo a difenderci dai Vampiri. Anzi, lasceremo il campo completamente libero alle loro scorribande. Il Vampiro, infatti, rispetto a noi, ha un vantaggio fondamentale: che lui le paranoie se le fa e come, nel senso che non trascura alcun particolare per ottenere ciò che gli interessa.

Sintomi dell’aggressione vampirica - La presenza di un Vampiro può produrre fastidio, ansia, nervosismo, inquietudine, tensione, euforia, riduzione dell’attenzione, diminuzione della sensibilità e tanti altri stati di alterazione del comportamento normale. Ma il sintomo che quasi sempre insorge dopo l’incontro con un Vampiro, quando l’energia se ne è già andata, è uno stato di insoddisfazione, di scontentezza, una sensazione di ostilità da parte della realtà. Si tratta di situazioni che – specialmente quando si è obbligati dalle circostanze a condividere molto tempo con un Vampiro – possono sfociare in malesseri fisici di vario genere, come mal di testa, blocchi digestivi, inspiegabile debolezza, tosse nervosa. In certi casi, i malesseri possono trasformarsi in disturbi più seri, o in malattie. Dopo un incontro vampirico, in ogni caso, ci si sente sempre inspiegabilmente ‘sotto tono’, o un po’ abulici, malinconici, sfiduciati, astratti. Comunque, incapaci di uscire da una sorta di immobilità delle emozioni, di stagnazione delle energie migliori.

Come avviene il ‘contatto vampirico’? - Se fossimo in grado di rivedere fotogramma per fotogramma le scene che ci hanno visti condividere anche un breve lasso di tempo, ci accorgeremmo che la perdita di energia non dipende soltanto da ‘qualcosa di negativo’ che il Vampiro porta in sé, ma da una serie di suoi piccoli atti di malignità, o di provocazione, o di maleducazione, o di semplice mancanza di gentilezza, come non rispondere a una nostra domanda o lasciar cadere nel vuoto una nostra osservazione o non ricambiare un sorriso. Atti che sono pieni di sostanza negativa, ma che, se denunciati, si svuotano di quella sostanza e diventano semplici mancanze di forma. Così noi, se ci siamo offesi, vuol dire che siamo formali, mentre lui, che è pratico e va al sodo, è una persona di sostanza. Un gioco pressoché perfetto: lui, infrangendo certe regole in vigore tra le persone civili, ci ha obiettivamente offesi; noi, pur notando il suo comportamento, magari non ci siamo neanche offesi; ma se parleremo di quella circostanza faremo la figura di chi si offende. Quindi, si può dire che non solo non ci accorgiamo di certi giochi perché cadiamo in una sorta di ipnosi vampirica, ma anche perché sarebbe troppo faticoso gestirli, una volta preso atto che esistono.

Il Vampiro non condivide mai uno stato d’animo – Con un Vampiro si può condividere lo spazio, o un’attività, ma non uno stato d’animo. Gli esseri umani, anche in situazioni di non particolare confidenza, di contatto superficiale, hanno bisogno di condividere uno stato d’animo, di essere anche superficialmente accettati e di accettare le persone che hanno di fronte, scambiandosi una comunicazione che, per quanto convenzionale, è comunque umana. Il Vampiro, invece, non scambia nulla e non accetta trasmissioni di stati d’animo. Una persona abituata al contatto umano, dunque, davanti a un Vampiro non potrà che sentirsi in imbarazzo. Il Nulla che il Vampiro diffonde è come una vertigine che assorbe tutto, che fa salire la soglia della tensione fino a farci sentire imbarazzati anche se siamo abituati a stare in mezzo alla gente e ad avere contatti con il pubblico. Ciò che più profondamente ci imbarazza è la sensazione che a quella persona non interessi nulla di noi, che abbia un suo fine personale da perseguire e che, anche se noi rientriamo in qualche modo nei suoi programmi, vi rientriamo in qualità di oggetti, non di persone.

Il blocco mentale vampirico - Il rischio di ritrovarsi in balìa dell’imbambolamento vampirico può capitare sia durante una transazione d’affari sia in una qualunque circostanza in cui la posta in gioco non è il denaro, ma è l’affetto, l’amicizia, la solidarietà, la dignità o qualunque altro materiale ‘sottile’. L’esempio più efficace è quello dell’acquisto indesiderato. Tutti ci ricordiamo di quelle occasioni in cui, contro la nostra volontà, abbiamo vissuto l’assurda situazione di ritrovarci in mano un oggetto che non volevamo acquistare e che non sapremo mai perché abbiamo comprato. In un mercato, o in una fiera, o altrove veniamo fermati e quasi fisicamente catturati da qualcuno che ci recita una formula magica: "A che cosa è interessato, esattamente?", o "Ha mai sentito parlare dell’XYZ?", o "Venga qui, solo un momento - senza impegno - non si spaventi - anzi, si accomodi, si sieda un attimo". Una conversazione fatta controvoglia, un finto interesse dimostrato verso la proposta (quasi sempre per non offendere l’interlocutore), la pungente nostalgia di quando – pochi momenti prima - eravamo felici e liberi di andare dove ci pareva… Poi, dei fogli inquietanti e una penna in mano per firmare qualcosa, o una calcolatrice al lavoro mentre il prodotto viene già infilato in un una busta… Il gioco è fatto. Di quei brevi ma interminabili momenti ricorderemo solo un persistente, inesplicabile blocco mentale.

L’ipnosi vampirica - Di fronte al Vampiro siamo come ipnotizzati: davanti ai nostri occhi sfilano immagini enigmatiche, ogni sua frase reca messaggi oscuri. Di fronte a quei messaggi i nostri sensi sfiorano le parole senza soffermarsi su alcuna di esse e il blocco mentale continua a neutralizzare qualunque nostro sforzo di restare in contatto con la realtà. Durante l’invasione vampirica noi vediamo, sentiamo, percepiamo, ma in modo stranamente attutito; non siamo in grado di pensare coerentemente: siamo come soggiogati. In qualche modo sappiamo che tutto quello che ci scorre davanti è una specie di sogno, che le parole pronunciate dal nostro invasore servono solo al raggiungimento del suo scopo; ma ciononostante sappiamo che finiremo per cedere. Forse per farci apprezzare da lui; o forse per non indispettirlo; o forse per uscire al più presto dall’incubo della sua presenza. Nel nostro orizzonte, in quei momenti, c’è solo il nostro invasore con i suoi irresistibili tentacoli, e noi siamo sostanzialmente in sua balìa.

Il bisogno di compiacere il Vampiro - La presenza invasiva del Vampiro, la sua carica negativa, la sua fame di energia sono fattori psicologici talmente pesanti da sostenere, che spesso non si può fare altro che tentare di attenuarli attraverso la loro trasmutazione in una specie di piacere. Un piacere masochistico, ovviamente, che a volte prende persino i tratti di una sorta di onore per il fatto di essere stati scelti come vittime. Questo esito dell’aggressione vampirica può riguardare tanto dimensioni affettive quanto relazioni professionali, affaristiche, politiche. A molti è capitato almeno una volta di trovarsi davanti a un personaggio di onestà assai dubbia ma ammantato di un alone di potere, e provare contemporaneamente un senso di ripugnante estraneità e di infiammata disponibilità a compiacerlo in ogni modo. Egli alterna atteggiamenti vòlti a farci sentire delle assolute nullità al suo confronto con altri più bonari e apparentemente umani. Questi ultimi completano la cattura. Basterà un suo sorriso, un suo ammiccamento, un gesto di confidenza per farci vibrare di un’emozione aliena, misteriosa, che ci spingerà ad assumere atteggiamenti e a compiere atti improntati a una totale accondiscendenza nei suoi confronti. Compiacerlo sarà per noi il più grande onore.

I genitori-Vampiri - La più vigliacca delle aggressioni vampiriche è quella contro i bambini. L’aggressione contro gli innocenti si riconosce facilmente: il genitore-Vampiro, infatti, tende sempre a fare in modo che i bambini non si ‘allarghino troppo’, che non si illudano di essere troppo importanti, insomma vuole ridurli all’impotenza, trattandoli come se fossero degli idioti irrecuperabili, non degli esseri umani che si stanno evolvendo. Li umilia, li impaurisce e li fa sentire colpevoli di essere come sono: in sostanza, colpevoli di esistere. E loro cominciano a diventare ‘strani’, e più diventano strani più il genitore-Vampiro li mette di fronte alla loro stranezza, convincendoli che sono ‘oggettivamente’ strani. Allora cominciano ad ammalarsi di tante piccole, ‘strane’ malattie: leggeri disturbi, nuove ‘stranezze’, insomma. Creano tanti problemi, insomma. A quel punto, il genitore-Vampiro diventa ‘giustamente’ più duro, più severo; cerca di trasmettere loro il messaggio che, se continuano così, saranno solo un peso, altro che la gioia di mamma e papà. E allora loro si ‘vendicano’ stando sempre peggio, psicologicamente, ma talvolta anche fisicamente, in una spirale dalla quale potrebbero non uscire più.

L’usurpazione del tempo - Una delle tipiche modalità di approccio del Vampiro consiste nell’accostarsi alla vittima per sottrarle del tempo che essa aveva intenzione di usare diversamente. Per ottenere il tempo altrui, spesso il Vampiro ricorre a piccoli atti di maleducazione, importunando il prossimo per sondarne la disponibilità alla cessione di energia. Quante volte ci è capitato di incontrare qualcuno che, di punto in bianco, alla fermata dell’autobus o in qualche altro luogo pubblico, ci rivolge la parola come se ci conoscesse e subito comincia ad esporci i suoi punti di vista, quasi sempre negativi e risentiti, su qualcosa o qualcuno? Di solito si tratta semplicemente di una persona che ha voglia di parlare, di sfogarsi, di trovare un uditorio alle sue istanze contro il governo, o il comune, o i trasporti urbani, o i giovani d’oggi. Un personaggio innocuo, certo. Ma, guarda caso, un personaggio che generalmente ha qualcosa di rigido e di perentorio da dimostrare, che ha una scarsissima disponibilità a dialogare alla pari con gli altri e che quanto prima ci chiederà un’adesione acritica al suo punto di vista, condizionando la sua approvazione nei nostri confronti al grado di affinità delle nostre opinioni con le sue. Verso qualunque direzione politica siano orientate le sue idee, si aspetterà che noi le condividiamo, pena la nostra svalutazione. Il suo fine, dunque, è ottenere la nostra attenzione, ma non per dialogare, solo per avere conferme.

Il Vampiro fa pena - Dietro la capacità di gestire a proprio vantaggio il tempo altrui si cela anche un altro punto nodale della nostra ricerca: la misteriosa pietà che il predatore suscita nella preda. Questa dimensione pervade ampie zone dei comportamenti umani e spesso determina situazioni paradossali. Il Vampiro ci strappa adesioni, consensi, attenzione, sostegno, a volte denaro, utilizzando il materiale della pietà in modo astuto e sapiente. Viene a farci pena. A volte egli è persino più grande, più realizzato, più ricco, più potente di noi. Ma viene a farci pena per ottenere energia. Ci trasmette una sorta di confusione mentale e noi lo stiamo a sentire come automi, senza neanche provare sentimenti, ma comunque soggiogati. Dietro la scoperta del ‘potere della pietà’ c’è forse una piccola rivoluzione, una chiave di volta dei rapporti tra gli esseri umani, la possibilità di una lettura più attenta dei sentimenti che contano e di quelli che non contano, l’acquisizione di una confidenza più profonda con gli slanci di umanità che davvero servono e con quelli che producono solo cibo effimero per fantasmi effimeri. È indispensabile capire che accordare quel genere di pietà al Vampiro significa prendersi la responsabilità di imporre alle persone che amiamo la vista di una misera contraffazione della vera pietà umana; per quelli che ci vogliono bene, infatti, non c’è niente di più squallido che vederci cedere alla pena per i Vampiri, che non ci amano e che vogliono rapinarci, e poi irrigidirci e porre dure condizioni a loro, che invece ci amano.

La negazione del riconoscimento - La negazione del riconoscimento dei meriti ha obiettivi tendenti a limitare il raggio d’azione di qualcuno perché "non si allarghi troppo". È uno schema vampirico che può scattare sia in un ambiente dove la competizione è parte del gioco sia in una comunità i cui componenti dovrebbero, invece, collaborare assieme per perseguire un fine comune. Scatta spesso in famiglia, e nei rapporti di amicizia è molto più frequente di quanto non si possa credere. La modalità di applicazione – come per tutte le azioni vampiriche - è di solito molto palese e a volte spudoratamente evidente, anche se, essendo molto dolorosa, raramente viene portata a coscienza dalle vittime. Il Vampiro svolge la sua azione screditando i risultati ottenuti dalla persona e suggerendo che essi non hanno molto valore, oppure si debbono alla fortuna, o a certi appoggi, o a un talento che si limita esclusivamente a un determinato campo e che mai e poi mai potrebbe esprimersi se non ci fossero altri a sopperire a certe sue carenze fondamentali, sacrificandosi al suo posto per pura generosità. Il Vampiro agisce sugli ‘ingenui’ che ancora non hanno capito come stanno le cose, che ancora credono nei meriti della vittima, che ancora la trattano con rispetto. Ed ecco che l’ambiente, attorno alla vittima, si fa stranamente freddo. Gli stessi che prima la accettavano serenamente, ora la guardano con una vigilanza nuova, con fare sospettoso. Insomma, il Vampiro può agire in vari modi, tutti micidiali perché basati sulla sua abilità di manovrare l’ambiente circostante, di manipolare l’idea che si ha della vittima.

La negazione della dignità - Tralasciando tutte le situazioni più gravi di umiliazione e di sopraffazione che ogni giorno abbiamo sotto gli occhi (e che sono una sorta di ‘estensione’ dei comportamenti vampirici più elementari), basterà porre attenzione alla qualità delle relazioni più spicciole tra esseri umani per accorgersi di quanto il sistema vampirico lasci pochissime vie d’uscita. Proprio nelle relazioni spicciole, infatti, sta scritto il successo o l’insuccesso del sistema vampirico in una società. Affinché la privazione di dignità scatti, basta che un predatore decida di imporre la sua legge a un essere umano: negandogli qualunque gesto di gentilezza, ignorandolo, evitando di guardarlo negli occhi mentre parla, non rispondendo alle sue domande, interrompendolo, facendolo apparire ridicolo, rifiutando di stringere la sua mano tesa, insomma trattandolo come se la sua stessa esistenza fosse un fastidio facilmente evitabile. La persona che riceve questo ‘trattamento’ non ha più scelta: può accettare con sottomissione quanto sta avvenendo oppure reagire con superiorità, concludendo: "Ma sai quanto me ne importa a me di questo zotico deficiente…". Qualunque scelta si faccia, si sarà obbligati a entrare in una logica aliena, secondo la quale gli uomini non sono affatto uguali: o uno si sente superiore a un altro e questo accetta di essere inferiore, oppure entrambi si sentono superiori e si disprezzano l’un l’altro. Fare una scelta significa accettare, d’accordo con il Vampiro, la sostanziale ineguaglianza tra gli uomini.

L’uso vampirico della dipendenza affettiva - Si diventa Vampiri perché si ha paura che le proprie lacune umane e psicologiche vengano scoperte. E chi, più di qualcuno che ci vuole bene e che magari ci vive accanto, ha la possibilità di scoprirle? Ed ecco attivarsi tutti i sistemi di difesa possibili per difendere i propri difetti e trasformarli, con un’azione che ricorda la magia nera, in qualità straordinarie, leggendarie, quasi sovrumane. Le caratteristiche più negative, più pesanti, più appuntite di una personalità divengono magicamente attributi da ammirare e venerare, perché confluiscono in un tutt’uno mitico, quasi divino. Il turpiloquio, la prepotenza, l’ottusità, la più spietata pressione psicologica, persino la violenza fisica diventano una parte accettabile, buona della quotidianità, quando si abbraccia questa sorta di culto della personalità. Spesso, purtroppo, non c’è alternativa. Gli esseri umani hanno bisogno d’affetto, e si accontentano anche delle briciole, se necessario. A volte sono obbligati ad accontentarsi di un cibo affettivo avvelenato dalla frustrazione, dall’infelicità, dalla violenza. Ma è pur sempre un cibo. Non c’è crimine più grande che dare un serpente a chi chiede pane, cioè un sano alimento affettivo per poter vivere e crescere. Eppure, quel crimine lo commettono in molti. Chiunque non riesca a resistere alla tentazione di ricattare gli innocenti con l’arma dell’affetto, diviene un Vampiro. Magari un povero, misero Vampiro. Ma, comunque, un nemico e uno sfruttatore dell’innocenza, e quindi, in definitiva, un mostro.

Le "sei tesi del vampirismo affettivo" – 1) Io mi sento una nullità e per questo mi odio; 2) io voglio allentare la tensione della mia condizione dominando su qualcuno; 3) tu mi vuoi bene e non puoi vivere senza il mio affetto; 4) se ti presterai ad accettare il mio dominio, avrai il mio affetto; se non lo farai, non solo ti negherò l’affetto, ma ti renderò la vita impossibile; 5) le modalità di accettazione del mio dominio consistono nella venerazione dei miei difetti e nella mitizzazione della mia personalità; 6) ora conosci la mia legge: vedi di comportarti di conseguenza.

Il Vampiro approfitta della confusione affettiva - La vasta applicazione del sistema vampirico determina una generalizzata distorsione della valutazione di difetti e qualità. Immersi come siamo nell’universo vampirico, spesso finiamo per scambiare un difetto per una qualità e viceversa. Ogni volta che incontriamo una persona disposta a volerci bene, o semplicemente a darci attenzione "gratuitamente", senza ricatti, potremo anche apprezzare questo atteggiamento, e persino provare una grande ammirazione per quella persona, o magari addirittura innamorarcene; ma la nostra infatuazione per qualcosa di così diverso da ciò che conosciamo rischia di avere vita breve. Presto rileveremo in questi individui qualcosa di troppo alieno per essere sostenuto, e cominceremo a svalutarli proprio perché non ci sottopongono ad alcun ricatto. Scambieremo la loro disponibilità per debolezza e la loro serenità per povertà di spirito, e presto cominceremo a soffrire di crisi di astinenza dalla ben nota dimensione del ricatto permanente. È la storia di tanti rapporti di coppia, in cui un partner che dona affetto senza dettare dure condizioni finisce per deludere, perché non provoca quella particolare vertigine, quel particolare brivido che si ritiene parte integrante di una cattura affettiva. Il brivido del Vampiro, appunto.

L’asservimento delle coscienze incerte - L’uso vampirico di allentare le tensioni attraverso l’umiliazione degli innocenti è una grave minaccia sociale. Una parte della società, infatti, intrappolata com’è nella rievocazione dello schema del ricatto affettivo, fa sempre il gioco del Vampiro, riproponendo all’infinito la propria scelta di preferenza verso i prepotenti e di sacrificio degli innocenti. Il fatto di aver vissuto condizioni di ricatto affettivo, determina in una parte del sostrato sociale uno stato di solitudine che spesso sfocia in scelte irrazionali e ingiuste anche in ambiti in cui non sono per nulla attive implicazioni affettive. Così, non sarà affatto raro il caso del dipendente che verrà infiammato da un’intima ammirazione per un padrone astuto e disonesto (di cui magari aspirerà a diventare il braccio destro) e che invece, quando si troverà alle prese con una situazione di lavoro basata sull’onestà e la chiarezza, la svaluterà e la rinnegherà. Questa tendenza, portata alle estreme conseguenze, spiega perché molte volte, nel corso della storia, a una proposta di gestione democratica della vita pubblica si è preferito il ricorso alla dittatura. La democrazia, infatti, chiede solo il rispetto di alcune semplici regole; la dittatura, invece, sottopone il popolo allo stesso ricatto al quale si è sottoposti in tanti sodalizi affettivi, sostituendo all’erogazione dell’affetto la concessione di un trattamento di favore da parte del partito.

Affrontare il Vampiro - Il Vampiro va affrontato. Fa tanta paura, ma va affrontato. Può far paura perché è prepotente o perché è ottuso o perché ci trasmette un tale senso di pietà che temiamo di sentirlo gridare di dolore come una belva ferita, e allora preferiamo dargli il nostro sangue. E invece va messo di fronte a se stesso ed eventualmente aiutato a riparare al male che ha fatto. Non dobbiamo temerlo, perché ha tanti punti deboli. Anzi, si può dire che è tutto un punto debole, sebbene non faccia altro che ostentare il suo potere. Il primo dei suoi punti deboli consiste nel vivere nel mito di se stesso: rimprovera agli altri la loro scarsa aderenza alla realtà e poi, invece, cede in continuazione ai voli illusori della retorica di sé e del suo potere. Un Vampiro è sempre anche un mito, ma un mito falso, un mito senza fondamenta. E poiché dietro un falso mito si nasconde sempre una vergogna, non bisogna né temerlo né tantomeno assecondarlo, ma semplicemente inseguirlo, raggiungerlo e metterlo di fronte a se stesso, di fronte a uno specchio in cui lui (come i Vampiri della tradizione, che nello specchio non si riflettono) possa vedere riflesso il suo Nulla.

Rispettare il Vampiro - Per poter compiere la delicata operazione di mettere il Vampiro davanti allo specchio, bisogna fare proprio quello che non vorremmo mai fare, e che anche lui teme mortalmente, come il Vampiro della tradizione teme la croce: dargli rispetto. Ma non rispetto per il suo potere, rispetto per lui. Rispetto umano, non elogio servile al potere con cui si identifica. Nell’attimo in cui, sotto la tempesta di una sua aggressione, ci troveremo al bivio dove la scelta è tra soccombere a lui o ignorarlo con superiorità, dovremo ricordargli, in qualche modo, che gli uomini sono uguali, e che lui - ci creda oppure no - non è nato né migliore né peggiore degli altri. Il simbolo del paletto nel cuore del Vampiro caro alla tradizione e alla letteratura, non vuol dire altro che questo: che per riconquistare quell’essere alla grazia di Dio (cioè alla pace con se stesso e con gli uomini), dobbiamo toccare il suo cuore, infiggendovi il cuneo di questa verità tanto sacra quanto dura da accettare: che gli uomini sono tutti uguali.

Le reazioni del Vampiro - Se tenteremo di dare rispetto al Vampiro, avviando con lui un dialogo a proposito dei suoi comportamenti che umiliano e feriscono, lui comincerà a sciorinare tutto il suo repertorio di luoghi comuni vampirici: ci tratterà come dei malati mentali, ci ridicolizzerà e dirà che ci siamo inventati tutto, oppure si offenderà e sosterrà che abbiamo una visione ingiusta delle cose e che le nostre reazioni sono la prova dal fatto che siamo permalosi, scontrosi, fragili di nervi, inadatti a vivere tra la "gente normale" e in particolare ad avere rapporti con persone come lui, concludendo che, vista la nostra suscettibilità, d’ora in avanti si guarderà bene dall’essere sincero con noi. Il Vampiro, insomma, ha un ricco repertorio di reazioni difensive. Ma la sua aggressività, il suo vittimismo, la sua superiorità, il suo sentimentalismo sono tutte imitazioni di sentimenti usate ad arte per evitare che il suo gioco vampirico venga scardinato; in realtà, lui non prova niente, come al solito. Talvolta, la reazione sarà quella della "confessione finale": lui è diventato così PER FORZA DI COSE; è diventato così perché la vita lo ha colpito duramente, insomma ha imparato a vivere, e chi impara a vivere impara anche a non farsi tanti scrupoli. Del resto – come recita il seguito della sua Regola - Perché mai dovrei farmi tanti scrupoli quando nessuno si è mai fatto scrupoli con me?

La "sincerità" del Vampiro – Uno dei titoli d’onore di cui il Vampiro si fregia con più frequenza è quello della "sincerità". Il Vampiro, infatti, spesso rafforza il proprio mito affermando di essere qualcuno "che parla in faccia", un raro e prezioso rappresentante di una razza in estinzione: quella dei sinceri, degli schietti, dei genuini, di quelli che non hanno "peli sulla lingua". Sulla lingua forse no, ma sul cuore è da vedere. La loro sincerità, infatti, consiste quasi sempre nel dire agli altri cose sgradevoli o nell’emettere sentenze squalificanti. Il Vampiro, in nome della "sincerità", fa a pezzi la sensibilità e spesso la reputazione degli altri, gabellando per un valore morale quella che è solo una smania bestiale di prevaricazione. Ma non lo fermeremo mai se non ci convinceremo che la vera sincerità è la sincerità del cuore, e non quella della lingua. Una sincerità che il Vampiro non riesce a concepire e che non consiste affatto nel dire negro al negro, guercio al guercio e storpio allo storpio. O peggio nell’immaginare di vedere negli altri difetti che non hanno e sbatterglieli in faccia. La sincerità del cuore è una cosa molto diversa, perché si fonda sul rispetto per la sensibilità altrui. Anzi, solo grazie al fatto di non infierire sugli altri (nel linguaggio del Vampiro: "non essere sinceri"), possiamo riuscire ad aiutare le persone in difficoltà ad avere un più stretto contatto con la propria dignità. Il Vampiro, invece, nell’infierire sui più indifesi, magari con la scusa di "spronarli" ma in realtà per soddisfare la sua fame di energia, li spingerà inesorabilmente verso la distruzione.

I sentimenti secondo il Vampiro - Nel mondo dei Vampiri, qualunque sentimento profondo è qualcosa di strano, complicato e indecifrabile, oltre che inutile. I Vampiri vorrebbero farci credere che restare in contatto con i propri sentimenti voglia dire solo provare grandi passioni poetiche o commuoversi facilmente, ma invece può voler dire tante altre cose: rispondere con gentilezza a qualcuno che è gentile con noi e con riconoscenza a qualcuno che in modo disinteressato ci ha dato qualcosa; cercare di offrire occasioni a chi non ne ha, essere tolleranti verso chi sbaglia in buona fede, saper vedere un merito e premiarlo con un riconoscimento anche simbolico, ma reale quanto quel merito; guardare dentro l’animo umano e sapervi scorgere i segni dell’onestà, e sapersi comportare di conseguenza; non esitare neanche un attimo a fare qualunque cosa per salvare una vita e non tollerare mai che si compiano violenze contro gli innocenti; e tante altre cose con la stessa matrice di queste. Il giorno in cui ci sveglieremo senza sentimenti, saremo già Vampiri.

Il sentimentalismo del Vampiro - Purtroppo, fin da piccoli ci confondono le idee sull’argomento ‘sentimenti’, al punto che diventa praticamente impossibile distinguere tra sentimenti e sentimentalismo. Il sentimentalismo è una contraffazione del sentimento, tendente a creare concetti che grondano retorica proprio perché sono vuoti di contenuto. Sentimentalismo è, per esempio, l’idealizzazione dei "bei tempi andati", oppure la mistica del "povero me", che spesso cela, dietro la falsa smorfia di dolore del vittimismo, obiettivi egoistici e vampirici; per non parlare dell’adesione romantica a una cosiddetta "fede", con una vasta gamma di variabili che possono andare dall’attaccamento acritico a un’idea politica fino a un’idea razzista o ultranazionalista, dal fanatismo cieco per una "bandiera" sportiva fino a ogni forma di oltranzismo anti- (anti-comunista, anti-americano, anti-islamico, anti-ebraico, ecc.) Il sentimento è qualcosa di più profondo e articolato. È quello che, saggiamente associato all’uso dell’intelligenza, suggerisce a due genitori il modo per rendere i propri figli degli esseri liberi, o porta un popolo a ribellarsi a un tiranno e vincere, o produce le grandi intuizioni umane, siano esse filosofiche, letterarie, religiose o scientifiche. Tutte cose che non ammettono surrogati. Si può dire che il sentimento è il tappeto volante delle fiabe: un oggetto sottile, morbido, flessibile, senza niente di rigido, senza né vele né motori né meccanismi né trucchi nascosti, ma prodigiosamente agile, duttile e capace di portarci, chissà come, fino alle stelle.